ANGEL TERMINATORS [sub ITA]

 

Dopo una sanguinosa sparatoria notturna con l’autopattuglia comandata da Ida (Sharon Yeung Pan-Pan) e Hung (Kara Hui), il boss mafioso Ken Tsang (Kenneth Tsang) riesce ad allontanarsi da Hong Kong. Sette anni dopo, mentre Hung parte per la Scozia, torna in paese con il falso nome Sawada e un seguito di tirapiedi pronti a tutto, tra i quali la giapponese Michiko (Michiko Nishiwaki), innamorata di lui. Durante la sua assenza, l’ex fiamma di Tsang, Carrie (Carrie Ng), ha sposato il capo della polizia Chi Yu (Lee Ching-Saan). Tsang riprende in mano l’impero che aveva lasciato, e tenta anche di riprendersi l’ex amante, sfruttando i debiti di gioco di Chi Yu. Ida, con l’aiuto dell’informatrice May (Cheng Yuen-Man), è decisa a fermarlo.

 

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Titolo originale: Hong tian huang jia jiang
Anno: 1992 I Paese: Hong Kong
Regia: Wai Lit
Attori: Sharon Yeung Pan-Pan, Kenneth Tsang Kong, Carrie Ng Ka-Lai
 

 

Gli Angel Terminators cui questo si riferisce sono le due “Madam” (non ho capito se il termine “Madam” esista veramente nelle gerarchie della polizia) Ida (Sharon Yeung Pang-pang) e Hung (Kara Hui), che non riescono, nonostante la loro bravura nelle arti marziali e con le armi da fuoco, a impedire al losco trafficante Tsang ( Kenneth Tsang) di riparare in Thailandia.

Il film si era aperto, poco prima della fuga, mostrando il capo mafia che si tratteneva, intento ad ascoltare, all’interno di un locale, l’amante Carrie (Carrie Ng) piangere la separazione cantando una canzone di addio.

Sette anni dopo, dopo un brillante intervento dentro a una scuola in cui sono tenuti in ostaggio dei bambini – episodio inserito probabilmente per dare maggior rilievo a Hung in partenza per la Scozia – rimane la sola Ida a fronteggiare il crimine.

Tsang torna ad Hong Kong sotto falso nome, deciso a riprendersi l’impero affidato momentaneamente ai complici in attesa che le acque si calmassero, ed anche Carrie, che nel frattempo si è sposata con il giovane capo della polizia Chi Yu (Lee Ching-saan).

Ida è intenzionata a fermare Tsang, con l’aiuto dell’informatrice May (Cheng Yuen-man), rapporto molto ben delineato nei suoi tratti principali: May ha perduto tutto al gioco, ora arrotonda lo stipendio con le soffiate a Ida, che mostra un atteggiamento materno verso la sventurata, allungandole sempre dei soldi anche quando non sarebbe strettamente necessario.

L’interesse di Tsang per l’ex amante suscita gelosia in Michiko (Michiko Nishiwaki), la nuova sadica tirapiedi giapponese che si è portato dietro dalla Thailandia. Anche il personaggio di Michiko lo trovo ben riuscito, basta uno sguardo espressivo ad informarci che il rapporto con Tsang, almeno a livello di desiderio, va oltre il semplice rapporto di “lavoro”. Anche Tsang mostra affetto per la ragazza, che dopo una missione fallita chiede, in ginocchio e a testa bassa, di essere punita. Tsang si limita ad appoggiarle la mano sulla spalla, in segno di comprensione. Michiko si taglia un dito, alla maniera della yakuza, suscitando disappunto in Tsang che probabilmente ricambia l’affetto, almeno a livello di puro sentimento tenuto per sè (il film non mostra chiaramente il rapporto).

Quando ci sono già due o tre personaggi per i quali si incomincia a temere o a sperare, secondo me il film può dirsi riuscito almeno a livello di premesse. Che poi le mantenga, resta ovviamente a vedersi.

Il rapporto fra Tsang e Carrie si evolve in maniera drammatica. Questi sfrutta la dipendenza dal gioco del marito poliziotto, e Carrie si concede al mafioso per ottenere la somma necessaria a pagarne i debiti.

– Per te non è una gran somma – prega sommessamente Tsang, rendendo ancora più spregevole l’individuo. Che ottiene il favore sessuale dalla ragazza, ben sapendo che ormai Chi Yu aveva pagato il suo debito, all’insaputa della moglie, tradendo i propri agenti.

Ma il tradimento risulta vano: Tsang non ha intenzione di pagarlo, ed anzi gli racconta di aver avuto un rapporto con la moglie. E’ proprio lui ad intimare di abbassare la pistola a Ida, appena intervenuta durante l’incontro tra Tsang e Chi Yu nel canonico fabbricato deserto, e a confessarle di non avere altra scelta che agire in quel modo odioso. Interviene anche Michiko, che disarma entrambi. Tsang elimina Chi Yu a sangue freddo, usando la pistola di Ida, per far ricadere la colpa su di lei (veramente un espediente narrativo molto forzato, ma non basta a farmi desistere dalla convinzione di stare assistendo ad un film notevole, considerando il genere al quale appartiene).

Michiko, incaricata di sbarazzarsi di Ida, non la uccide subito, memore del fatto che fu la donna ad eliminare suo fratello, e le inietta qualcosa con un ghigno di soddisfazione. Il viso di Michiko lo trovo abbastanza espressivo per concluderne che voglia darle una morte lenta. Poi di Ida si perdono le tracce, mentre diventa una ricercata dalla polizia (l’espediente sembra funzionare).

Carrie si presenta a Tsang, che la informa sadicamente di essere stato lui l’assassino del marito. Carrie lo assale con una bottiglia, ma questi gliela strappa di mano e la sfregia con i cocci. Poi la deride.

 Guarda cosa hai fatto al tuo viso!

Particolarmente violente le scene di questo film, le donne non vengono risparmiate dalle botte, Carrie non è una combattente. Tsang la trascina in bagno, le infila la testa nel water e le urina in testa.

Poi, anche lei viene affidata alle cure di Michiko.

E’ violenza diversa da quella di un Kill Bill. Allo stesso modo che il vecchio stop motion era meno perfetto ma più carico di fascino rispetto alla perfezione del digitale (in certi contesti, ovviamente), così questa rappresentazione della violenza la trovo meno “cattiva”, più stilizzata e “affascinante”. Si assiste a scene molto forti (vedi le seguenti), eppure si riesce a mantenere una posizione di distacco pur al pieno della tempesta dei sentimenti.

Alcuni momenti sono davvero forti, ai limiti della commozione.

Scopriamo che fine abbia fatto Ida solo quando Carrie viene rinchiusa in un ripostiglio buio. Una mano si posa sulla sua spalla spuntando dalla penombra, in stile film horror, e Carrie, sentitasi chiamare per nome, chiede l’identità della sua interlocutrice. E’ Ida, orribilmente mal ridotta, la cui vita è ora trasformata nell’inferno della tossicodipendenza dalle cure di Michiko, con le borse scure sotto gli occhi. Carrie la abbraccia. Alcuni trovano la scena insopportabilmente falsa, in quanto occorrerebbe molto più tempo per ridursi il tale stato con l’uso delle droghe, quindi effettistica. Certamente (si tratta di un cinema soprattutto effettistico, spesso girato in fretta e furia, e quando salta fuori un film un pò più riuscito bisognerebbe apprezzarlo), eppure la sua efficacia mi pare manterla. Michiko Nishiwaki è particolarmente perfida: propone un gioco. Chi delle due prigioniere sarà più veloce a strisciare, avrà la sua dose (non mi è chiaro come Michiko abbia fatto a rendere dipendente anche Carrie). Ida striscia, Carrie la segue e tenta di fermarla, ma riceve una gomitata e poi un calcio acrobatico quel tanto che lo stato permette alla “madam“, mentre Michiko sorride sadicamente soddisfatta.

Michiko, sempre considerato il genere di appartenenza del film, non è unilateralmente sadica, come mostrato in precedenza quando sembrava temere una rivale in amore: sia pur minimo, un suo spessore psicologico lo ha.

 L’importante è essere convinti! – mi dico, notando che finora il film mi ha tenuto incollato allo schermo legandomi ai personaggi.

Il salto dall’atteggiamento spavaldo che Ida aveva da principio, è veramente terrificante. Terrificante vedere che le stesse abilità marziali le usa ora per ottenere la dose, strisciando a terra.

Carrie, ancora lucida, con gesto improvviso riesce a trattenere Michiko per permettere a Ida di fuggire, ma l’aguzzina la accoltella, e a Carrie, prima di chiudere gli occhi per sempre, rimane solo il tempo di vedere l’agente che si mette in salvo, dopo aver rinchiusa nella cella anche Michiko.

Sarà incredibile (anzi, lo è), ma a mio parere lo scopo viene efficacemente raggiunto, grazie alla coerenza mantenuta dentro quella dimensione sottintesamente fantastica che è la cifra stilistica di tutto il film e forse della maggior parte degli action movies al fmminile hongkonghesi.

Riuscito, all’insegna del ribaltamento – come in precedenza le doti marziali venivano usate per dare la caccia ai cattivi, per poi divenire lo strumento per ottenere la dose – è anche l’incontro con l’informatrice May. Ora è lei ad implorare aiuto, sbucando da un vicolo, e trovo Sharon Yeung efficace nel suscitare commozione.

– May, sono io.

– Madam, sei tu?

Le occorre un posto ove nascondersi. May sembra voler rimanere fuori da tutto e si allontana, poi torna – e qui è più incredibile ed effettistico di prima – porgendo del cibo alla povera figura di Ida, dicendo che la aiuterà, e che “stava solo scherzando” (“I was only kidding“, stando ai sottotitoli in inglese). Non è che fosse proprio la situazione adatta per uno scherzo. Ci sarebbe voluto poco per migliorare la scena, sarebbe bastato un pentimento di May alla sua prima reazione di rifiuto.

Comunque, strano ma vero, la scena mi convince ugualmente. Sarà perchè ormai amo anche Sharon Yeung Pang-pang, anche lei piccola, nera, con gli occhi a mandorla e cattiva come Yukari Ôshima e Cynthia Khan? Ho veramente penato a vederla così ridotta, ricordandola “come era un tempo”.

Mi convince e commuove anche la scena seguente, in cui Ida è nella povera abitazione solitaria da bassifondi di May, legata all’inferriata di una finestra, in attesa della fine di una crisi di astinenza, e sono convinto anche da May quando imbocca Ida che piange lacrime di gratitudine. C’è poesia, altro che storie!

Tutto costruito per impressionare poeticamente, con musichetta giusta annessa, devo dire, ma ci riesce assai bene.

Hung, da poco tornata dalla Scozia e non convinta della colpevolezza di Ida, segue May che finge di non sapere niente della agente, ed entra nell’abitazione insieme ad un collega.

Un piccolo gruppetto di cattivi, capeggiati da Michiko, irrompono nell’edificio. May viene uccisa (sembrerebbe) e mi da un pò fastidio la fretta con la quale viene dimenticata la relazione con la Madam, sembra che il dolore di questa sia troppo sproporzionato per difetto. Stavolta sono un pò meno convinto, tutta la gratitudine a Carrie e poca poca per la povera May?

La terribile Michiko ha la peggio nello scontro con le due madam ora riunite, e da ora in poi striscerà certamente ai piedi dei diavoli per chiedere una dose che non avrà mai fine.

Le scene di lotta le trovo filmate benissimo, spesso con risultati sorprendenti (ad esempio Ida sale in cima ad un edificio, e mentre cade lottando con un villain lancia un coltello contro un altro cattivo, e la traiettoria sembra diretta verso noi spettatori).

A proposito di cose incredibili, Ida, dopo essersi introdotta insieme a Hung nella villa del cattivo che rimane il solo superstite, insegue a piedi il fuggitivo Tsang che è a bordo di un’auto (è anche vero che a piedi si possono prendere delle scorciatoie impensabili per un’auto), si getta dall’alto e si appende ad un cavo orizzontale con le manette attendendo il fuggitivo.

Qui ammetto di essere rimasto un pò sorpreso: Tsang fa una cosa logica (di qui la sorpresa), prende la pistola e colpisce mortalmente il facile ed indifeso bersaglio, che nonostante le ferite, facendo scorrere le manette sul cavo, rimbalza contro il muro, torna indietro a testa in giù (di nuovo all’insegna del ribaltamento) e taglia la gola al volo al fuggitivo, che perde il controllo della decapottabile e va a schiantarsi. Ida rimane appesa a testa in giù, sotto lo sguardo disperato di Hung, ed inziano i titoli di coda.

Anche tutto ciò mi convince di brutto (sembrerebbe morta, come mai rimane appesa e le rimane in mano il coltello? oppure non è morta? Lasciamo andare la logica…).

Perchè negarlo? Sono sinceramente soddisfatto, e do quattro stellette, senza sapere cosa mi trattenga dall’aggiungere la quinta. E’ un film violento, ma con un chiaro fluire dei sentimenti che inquadrano l’accadere della violenza comunque stilizzata e lontana dalla macelleria pura e grezza del mediocre Kill Bill.

Quando certe storie te le raccontano così, con il sostegno di una Grazia della Furia (lei senza dubbio da cinque stellette solo perchè non ce ne sono dieci) come Sharon Yeung Pang-pang, come si fa a non credergli?

Sull’interpretazione di Sharon Yeung Pang-pang

Cinque stellette solo perchè non ce ne sono dieci

Sull’interpretazione di Kara Hui
Fa il suo come ci si aspetta da lei

Sull’interpretazione di Cheng Yuen-man
Efficace

Sull’interpretazione di Michiko Nishiwaki
Fior di cattiva

Recensione da FilmTV