🐵CZ078!!! SOMETHING WEIRD [sub ITA] in ALTA DEFINIZONE!

 

Dopo un incidente con la corrente elettrica, Cronin Mitchell (Tony McCabe) si sveglia in ospedale col volto sfigurato e con dei poteri paranormali. Diventato veggente, un giorno viene visitato da una vecchia strega (Mudite Arums) che gli propone di sposarla e lei in cambio gli ‘aggiusterà’ il volto. Lui accetta e mentre gli altri vedono la strega come una bellissima donna (Elizabeth Lee), lui vede sempre la solita megera. Oltretutto, l’agente governativo Alex Jordan (William Brooker) s’innamora dell’amante di Cronin, complicando le cose.

 

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⚠️​ sottotitoli tradotti dal team di Cinema Zoo ⚠️​

 

 

Titolo originale: Something Weird
Anno: 1967 I Paese: U.S.A.
Regia: Herschell Gordon Lewis
Attori: Tony McCabeElizabeth LeeWilliam Brooker
 

 

 

Tra i peggiori film horror del “padrino del gore”, qui in collaborazione con un socio altrettanto poco ispirato (James F. Hurley, autore del simile The psychic, sceneggiato da Lewis). Something weird è, come il titolo annuncia, una pellicola troppo bizzarra per essere apprezzata ma soprattutto molto mal scritta, girata, interpretata e montata. Nel tentativo di soccorrere un operaio, precipitato da un tetto avvolto da un cavo elettrico, Cronin Mitchell (Tony McCabe) rimane sfigurato in volto. L’incidente inoltre ha scatenato in lui doti paranormali tanto che decide di sfruttarle per leggere il futuro, tenendo il viso coperto da un velo per non turbare i clienti. Mitchell, durante una delle sue prestazioni, riceve un’anziana dalle sembienze spaventose: è una strega che, nella rielaborazione del mito faustiano, in cambio d’amore si dice essere in grado non solo di restituirgli un viso perfetto, ma anche di potenziare le sue capacità extrasensoriali. Dopo aver accettato l’offerta, Mitchell recupera le sembianzie normali come se l’incidente che lo ha deturpato non fosse mai avvenuto. In un ristorante incontra poi una bella ragazza, Ellen Parker (Elizabeth Lee), che altri non è se non la strega mutata in forma molto più graziosa. Nel frattempo un assassino a piede libero, già responsabile della morte di sette ragazze, impone alla polizia di tentare di indagare percorrendo strade alternative. Dopo averne verificato, con l’aiuto di un medico scettico, le proprietà ESP a Mitchell viene consegnato LSD, da utilizzare per aumentare maggiormente le sue facoltà e tentare così di dare un’identità al serial killer. Film strano sin che si vuole, nel pieno rispetto del titolo e della filmografia di Lewis che in questa occasione si tiene oltrettutto lontano dallo splatter cercando di raccontare una storia, scritta con molta distrazione da James F. Hurley, che è anche alla base di The psychic (James F. Hurley, 1968), film al quale lo stesso Lewis ha in parte collaborato sicuramente in sceneggiatura e parrebbe anche alla regia [1], senza esserne stato accreditato. La similitudine tra le pellicole non è frutto del caso ma di una collaborazione tra i due (Hurley e Lewis) che per l’occasione mettono mano al duplice progetto dividendosi i compiti tra produzione, sceneggiatura e regia. Lewis, nel caso di Something weird, si occupa pure della fotografia. E infatti con un budget ancora più limitato del solito (35.000 dollari, circa la metà dei più costosi lavori del regista), realizza in tempi brevissimi il film, girato in occasionali location tra Chicago e Illinois. E bisogna dire che, nonostante l’apprezzabile scelta di non ripetersi mai arrivando ad affrontare persino un tema così “bizzarro”, Something weird è veramente al limite del guardabile, sicuramente inaffrontabile per lo spettatore che non sia in qualche modo in minima sintonia con il cattivo gusto di Lewis. I difetti, del tutto evidenti, coinvolgono ogni settore: recitazioni terribili (soprattutto quella di Elizabeth Lee), fotografia e cinematografia pessima, musica jazz persistente (indisponente e inascoltabile), effetti speciali da festa carnevalesca e trucchi infantili (la strega ha il physique du rôle della classica icona delle favole: sdentata, con naso bitorzoluto, piena di grinze e orribili pustole). Per raggiungere poi un metraggio sufficiente, all’inizio ci vengono proposte scene di karatè (!) e intermezzi del killer all’inseguimento delle vittime tra i peggiori mai girati in un thriller, assieme a evocazioni spiritiche (all’interno d’una chiesa, ved. foto seguente) e aggressioni notturne a qualche sventurato, subìta nel letto da parte di lenzuola “animate”. Lewis è un incompetente a livello cinematografico – questo film lo certifica inequivocabilmente – non conosce quasi nulla della tecnica e tantomeno del montaggio, per non parlare della direzione degli attori. Lungometraggio sfibrante da vedere, per una storia che non conduce da nessuna parte, con scene che passano da un tema all’altro (giallo, fantastico, poliziesco, horror) senza alcun collegamento e per la logorroica dialettica di personaggi fuori tempo e luogo, per i quali non c’è verso di provare un minimo di interesse. Something weird presenta un finale lisergico, che è anche l’unico momento spettacolare: dopo aver assunto due pastiglie di LSD, Mitchell viene proiettato “mentalmente” in una dimensione surreale resa allucinante da un cromatismo virato al rosso/arancio, nella quale si trova a inseguire di corsa Ellen su una spiaggia e poi all’interno d’un appartamento faccia a faccia con l’assassino, ricevendone una pallottola in fronte. Questa parte, realizzata male come tutto il resto, è quella più interessante per l’eccentricità della situazione, resa straniante dall’uso di filtri deformanti. Ed è anche probabile motivo dell’ammirazione dimostrata al film da Mike Vraney che alla sua etichetta home-video attribuisce il nome di “Something weird”, utilizzando la colonna sonora del film nel logo introduttivo dei dvd. Non sfugge però, l’altrettanto bizzarra stranezza generata dalla similitudine, alla base del soggetto, con un’altra sceneggiatura che ricorda inevitabilmente il film di Lewis, quella de La zona morta (David Cronenberg, 1983).

Quello che ogni vero amante del cinema cerca – disse il signor Scanlon – è una specie di sesto senso, un innalzamento della propria percezione. Ciò che ho chiamato un’esperienza altra… un abbandono del quotidiano e del comune in favore del totalmente inatteso. In breve, una visione superiore della realtà.” (Frank Belknap Long)

Recensione da FilmTV