IL MONDO DI UTAMARO

 

Il film narra la travagliata vicenda autobiografica del pittore giapponese Utamaro Kitogawa vissuto tra il 1754 e il 1806; egli è all’inizio ancora indeciso sul soggetto e sull’impronta da dare alla sua produzione artisica, ma pian piano con suggerimenti di altri amici intellettuali riesce a focalizzare la sua attenzione sulle geishe e le donne dei bordelli della città di Edo dall’intensa vita notturna puntualizzando soprattutto la loro spiritualità. E’ interessante l’amicizia che lega l’artista agli altri intellettuali tra i quali Ponte Fluttuante, ladro gentiluomo e attore impegnato nella satira politica, che regola la sua vita in base ai principi ferrei della disciplina degli antichi samurai. Sullo sfondo della vicenda autobiografica si vedono beghe, assassinii, congiure per cambiamenti politici; da un governo liberale favorevole alla cultura si passa ad un tipo di governo autoritario, violento ed ostile ad ogni forma di arte. Questo influisce non poco sul carattere e le opere di Utamaro che si chiude ancora di più in sé stesso piombando in situazioni di disperazione e di senso dell’inutilità di vivere.

 

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Titolo originale: Utamaro: Yume to shiriseba
Anno: 1977 I Paese: Giappone
Regia: Akio Jissoji
Attori: Shin KishidaMikijirô HiraShingo Yamashiro

 

 

Immerso in un’atmosfera quasi surreale (di grande rilievo la fotografia di Masao Nakabori), la biografia del pittore di litografie pornografiche Utamaro, nel talento potente e visionario di Jissoji diventa un narrato sospeso in un limbo fatto di sesso, di geishe disponibili e affamate d’amore, di torture, di stupri, di perversioni, di voyeurismo, del potere dell’arte sull’arroganza della tirannia, dell’ossessione del corpo femminile (vilipeso, amato, profanato). E dopo gli umori sessuali, Jissoji chiude il film evocando abilmente il chambara. Affascinante.

MEMORABILE: La feroce tortura, tipica giapponese (fino alla morte) della donna di Ponte Fluttuante; Il rito sessuale buddista dagli echi zulawskiani; Lo stupro di Oryo.
Recensione da Il Davinotti