ORIGINE DI UNA PERVERSIONE

 

Uscito di prigione dopo due anni scontati per stupro, l’inquieto Terry torna a casa stabilendosi nella villa della madre ossessiva. Ormai preda di un pericoloso istinto antisociale, il giovane asseconda il proprio disordine mentale e un’irrimediabile instabilità per consumare l’atroce vendetta ai danni del giudice che lo ha condannato e dell’avvocatessa incapace di difenderlo. Trauma e perversione prenderanno il sopravvento sulla sua personalità.

 

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Titolo originale: The Killing Kind
Anno: 1973 I Paese: U.S.A.
Regia: Curtis Harrington
Attori:
Ann SothernJohn SavageRuth Roman

 

 

Un giovanissimo John Savage, ancora lontano dagli orrori del CACCIATORE, sa mostrarsi comunque già molto turbato in questo film di Curtis Harrington nei panni di Terry: traumatizzato in apertura da uno stupro in spiaggia cui partecipa “indirettamente”, viene condannato a due anni di prigione. Uscito se ne torna dalla madre (Sothern), che vive in una villa con piscina dove affitta le camere e che col passare dei minuti ci fa capire quanto possa essere lei la vera responsabile del comportamento antisociale di Terry, ragazzo sempre più preda di una forte instabilità e di un pericoloso disordine mentale. All’origine della perversione c’è insomma la mamma, con il suo atteggiamento da chioccia iperprotettiva, incapace di capire quanto il figlio stia per imboccare una nuova strada perfino peggiore di quella precedente. Alle prime avvisaglie rifiuta anzi di guardare in faccia la realtà: non accetta di immaginare che il responsabile di alcuni cupi accadimenti verificatisi nel circondario e che coinvolgono persone a lui vicine (muore ad esempio in un incidente stradale la ragazza vittima dello stupro iniziale) possa essere suo figlio. E così, senza una vera trama che segua la scia di sangue attraverso un percorso d’indagine da parte di chicchessia, il film sposta ogni attenzione sull’analisi psicologica del protagonista e in special modo sul suo rapporto con la madre; per deviare semmai sull’imprevedibilità dei gesti e delle reazioni di Terry, sfruttando lo sguardo ficcante e tagliente di un John Savage che si cala correttamente nella parte liberando nell’interpretazione una naturale istintività. L’andamento resta tuttavia non poco statico, prigioniero di uno schema prevedibile tranne in rare occasioni (e nel raggelante finale). Ci si chiude in un ambiente pressoché unico nel quale convergono a turno i pochi personaggi presenti: dalla giovane aspirante modella – subito squadrata con malcelato disprezzo dalla madre che le consegna le chiavi d’una stanza – ai vicini di casa, che sanno del passato poco lodevole di Terry e lo spiano col binocolo per capire se sia davvero rinsavito. E’ ad ogni modo il rapporto con il sesso femminile a guadagnarsi l’esclusività, così da poter confermare la centralità della deleteria influenza materna sul carattere deviato di Terry. Un thriller dal sapore tipicamente settantiano retto da un buon cast ma piuttosto debole come sceneggiatura e regia, dai ritmi bassi e che punta fin troppo sullo sguardo e il carisma di Savage, ancora acerbo nonostante il fascino donatogli dall’indubbia avvenenza (che giustifica i molteplici approcci femminili). THE KILLING KIND rientra in un sottogenere preciso immediatamente identificabile, vi aderisce in pieno seguendone i dettami (e acquisendone i difetti) certo di soddisfare gli appassionati del genere. Gli altri più di qualche riserva rischieranno di averla.

Recensione da Il Davinotti