TRADITO A MORTE

 

La dura battaglia per sopravvivere di Alex (Claudio Del Falco), ex studente universitario ed ex campione di arti marziali che, dopo la morte del fratello è diventato un attore di film a luci rosse. Alex viene aiutato dal suo amico, che gli trova un lavoro nell’azienda del padre e lo fa riavvicinare al mondo delle arti marziali; ma il difficile passato incombe…

 

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Titolo originale: Tradito a Morte
Anno: 1996 I Paese: Italia
Regia: Pasquale Fanetti (accreditato come Emanuele Glisenti)
Attori: 
Claudio Del FalcoFabio PoggialiRegina Rod

 

 

“Un film verità. La storia di Alex, un ragazzo comune, di un quartiere comune, di una qualsiasi città… Forse la vostra”. Così recita la didascalia iniziale; sapremo presto che la città qualsiasi è nientemeno che Roma, ma non importa. Il ragazzo comune è invece Alex (Del Falco, in copertina arditamente definito “il Van Damme italiano”), precipitato nel vortice della droga, quella pesante. Vive lavorando nel mondo del porno, si lascia andare, passa da una donna a una siringa dopo che il fratello è morto in un incidente stradale. Non riesce a riprendersi e presto finisce licenziato dal produttore per cui lavora, reagendo e provocando una rissa in cui (e dubitiamo che Van Damme avrebbe fatto lo stesso) si avventa pervicacemente sui testicoli delle povere vittime prendendoli a calci e pugni. E’ insomma sull’orlo dell’abisso, si dà allo scippo e ai furti negli appartamenti finché Walter (Poggiali), un suo caro amico dei bei tempi andati, decide di dargli una mano offrendogli nientemeno che un posto da manager nella sua azienda (con tanto di Maserati biturbo in regalo!). La vita torna a sorridere ad Alex, che nel frattempo ha trovato la ragazza giusta, Giusy (Rod), bella e innamoratissima di lui. Tutto sembra insomma andare per il verso giusto e Alex riprende anche a frequentare la vecchia palestra dove tutti lo ammiravano e in cui il regista Pasqualino Fanetti ne approfitta per riempire un po’ di pellicola con scene di allenamenti e combattimenti. Naturalmente il destino beffardo è in agguato e il buon Alex dovrà lottare per rimanere a galla, spalleggiato dalla devota Giusy e con il fido Walter che pare davvero fin troppo magnanimo… A metà tra il neorealismo alla buona, l’erotismo accennato e perfino il giallo (nell’ultima parte), TRADITO A MORTE è chiaramente un film assai povero, paratelevisivo, elementare nel copione e utile forse solo a promuovere in qualche modo il suo protagonista (non a caso anche soggettista e sceneggiatore, assieme ad altri). Il fatto è che i “corpo a corpo” sono girati davvero male ed era meglio restare sull’idea dello sfogo di Del Falco contro i testicoli dei malcapitati, se non altro bizzarro. Quando si menan le mani sul serio è meglio non guardare, ma fortunatamente capita di rado. La regia preferisce indugiare sugli incontri in spiaggia tra Alex e Giusy girati con stile e idee molto vicini alle pubblicità dei preservativi (cene mano nella mano, baci con il mare sullo sfondo, campi lunghi, sguardi languidi), sui faccia faccia tra Walter e Alex (col primo che incontra l’amico tre/quattro volte solo per dirgli “devi farcela, devi tirarti su, ora però devo andare che ho un impegno”). Sa proprio di straight to video per riempire gli scaffali delle vecchie videoteche, girato come capita e interpretato come si può immaginare lo sia un film di questa portata. Il colpo di scena nell’ultima parte arriva effettivamente inaspettato ma apre a un finale “aperto” clamorosamente tirato via e ridicolo, chiuso in bellezza con l’apparizione del titolo inglese ed errore ortografico annesso: “Letal impact”!

Recensione da Il Davinotti