NO ALLA VIOLENZA

 

La città di Messina è in balia della malavita che ruota attorno alle equivoche figure di Rovisi il Calabrese e del siciliano Morra. A contrastarli c’è solo il giovane commissario Ettore Moretti, ligio al dovere ma non contrario alle maniere forti. Un giorno, durante un inseguimento, l’auto di alcuni banditi travolge per errore la figlia di Tano, un modesto operaio, uccidendola. Da quel momento l’uomo inizia una sua personale guerra contro tutti che lo porta a schierarsi a fianco di Moretti, del giornalista Franco e di sua moglie Lidia, impegnati in una temeraria crociata contro la mala. Il dolore a volte spinge gli uomini verso il pericolo…

 

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Titolo originale: No alla Violenza
Anno: 1977 I Paese: Italia
Regia: Tano Cimarosa
Attori: Al CliverPaola QuattriniTano Cimarosa
 

 

Poliziesco messinese firmato dal caratterista Tano Cimarosa, che tiene per sé la figura dell’imbestialito padre di famiglia a cui Ninetto Davoli investe tragicamente la figlia trasformandolo in uno spietato giustiziere: davanti alla polizia (il commissario è Al Cliver, che era stato protagonista della prima parte del film, la più delirante e sconclusionata) Tano abbozza, finge di credere nella validità della giustizia “ufficiale”, ma appena è da solo diventa una furia e si mette alla caccia della banda responsabile di avergli ucciso la figlia. Le location messinesi (assolutamente inusuali, per il cinema) sono sfruttate con gusto e risaltano nei numerosi esterni, mentre è da rimarcare una buona recitazione complessiva che maschera in parte la povertà dell’operazione. Certo non si può non notare quanto il film sia sgangherato
(denominatore comune anche nel più apprezzabile UOMINI DI PAROLA), quanto assommi senza troppa cura i luoghi comuni del genere dando vita a scene già viste mille volte. Eppure NO ALLA VIOLENZA ha un ritmo apprezzabile, una sovraeccitazione contagiosa che investe buona parte dei personaggi e che si fa talvolta trascinante. E, come avverrà per UOMINI DI PAROLA, una sceneggiatura in cui è previsto di tutto, in cui in mezzo a sparatorie, risse e inseguimenti si articolano più storie diverse destinate incongruamente a intrecciarsi. Cosa dire poi dell’inatteso finale, con un colpo di scena sul quale sfumano improvvisi i titoli di coda?

Recensione da Il Davinotti