Gacel, capo di una tribù di nomadi del deserto, accoglie due forestieri stremati dal deserto e li dichiara sacri come tutti gli ospiti. Quando uno dei due uomini viene ucciso e l’altro catturato da un gruppo di soldati, il tuareg decide di vendicarsi.

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Castellari sa giostrare le scene d’azione e di battaglia come pochi (decapitazioni, braccia amputate, ralenti nelle esplosioni e nei colpi in arrivo) e questa sua esoticheggiante avventura vive di suggestioni desertiche e di riverberi western. Se lo spettacolo regge, lo script palesa i suoi limiti (c’è anche una componente politica di fondo e i soliti militari bastardissimi) e la monotonia di alcuni frangenti è inevitabile (Harmon che vagheggia nel deserto). Castellari non rinuncia a qualche ambizione nel suo Keoma desertico, citando pure gli specchi della Signora di Shanghai.

Recensione da Il Davinotti