ONI – CARNE E ACCIAIO

 

L’umanità ha messo a punto un laboratorio di fisica ad alta energia, costruita su un’isola informe nel mezzo di un oceano. Questo laboratorio procede alla scoperta di una nuova fonte di energia sub-atomica che trasformi un’arma a raggio di energia. Durante una prova su un portaerei, mentre l’arma sembra avere successo, provoca anche uno strano vortice nero, dal quale emerge una statua enorme. Ad un gruppo di mini-sottomarini in loco viene ordinato di prenderne un campione…

 

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Titolo originale: Daimajū Gekitō – Hagane no Oni
Anno: 1987 I Paese: Giappone
Regia: Hirano Toshihiro
Attori: /
 

 

Arrivato nei primi anni ’90 in Italia per mezzo di Yamato Video, Il combattimento del gran demone bestiale: Oni d’acciaio (puerilmente ribattezzato Oni – Carne e acciaio dalla casa editrice milanese) rientra a pieno “merito” nella lunga, sterminata lista di quegli assurdi OVA Ottantini Made in AIC che hanno “addestrato” quei registi e animatori otaku che negli anni si sarebbero fatti un nome nell’ambiente. Parliamo della terza opera da regista del famigerato Toshiki Hirano, il genio che ha creato il folle Fight! Iczer-1 (1985) e il grandioso Dangaioh (1987), che in questo caso però firma il trittico rinunciando a lavorare sul fronte di disegni, animazioni e sceneggiature, preferendo delegare in toto le responsabilità ai suoi collaboratori, tutti provenienti dall’opera precedente. La discrepanza sarà ben vistosa: Oni gode di un design tutto sommato curato e abbastanza piacevole (Naoyuki Onda ricorda molto Hiroyuki Kitazume, appena salito alla ribalta con Mobile Suit Gundam ZZ, col suo tratto pulito e colorato dato da linee essenziali e geometriche), ma niente di davvero sfizioso o esaltante per cui valga la pena visionare l’opera in questione. Essa è ben lungi dal definirsi imperdibile, segnalandosi come un titolo sì guardabile, ma narrativamente flebile e tecnicamente lontanissimo da quella festa di colori, animazioni e scene trucide e sessuali che hanno contraddistinto, rendendoli così irresistibili e pazzoidi, i cult sopracitati. È facile perdonare gli OVA Eighties per le loro trame bislacche, inventate da staff che volevano proporre sperimentazioni visive e narrative che non si potevano mostrare in TV facendo dominare la scena alle arti tecniche e figurative,  ma se mancano queste ultime cosa rimane infine a queste produzioni? Giusto la storia, spesso approssimativa, confusionaria o mal scritta, e che in questo caso in particolare è semplicemente priva di interesse. Quasi una beffa pensare che Oni sia il primo lavoro in assoluto realizzato dallo staff originale designato per il progetto Daimajinga1 (che poi saltò, come sappiamo, evolvendo in Dangaioh, realizzato però anche con il contributo di altri artisti)!

Il risultato finale è un thriller/horror fantascientifico sui generis, senza inquietudine, senza violenza e senza erotismo, che racconta con stanchezza di come il freddo Takuya e la sua amichetta militare Lyse indaghino su un amico comune che sappiamo benissimo essere diventato un cattivone forse non di questo mondo. Nel corso delle investigazioni l’eroe scoprirà cos’è avvenuto in quel fatidico esperimento avvenuto tanto tempo fa, quant’è cinico il suo superiore senza scrupoli a capo della base (wow!) e quale problema ha Haruka: morirà qualcuno nel frattempo e ogni questione verrà infine risolta, negli ultimi dieci minuti, da un duello fra creature aliene/robottoni (dalle fattezze di Oni, da qui il titolo) inserito così giusto perché ci deve SEMPRE essere uno scontro tra mecha che distrugge lo scenario a furia di colpi e devastazioni, non importa se la cosa è così ridicola da sembrare posticcia, preceduta da 40 minuti che evocano tutt’altro genere di atmosfere. Quasi inutile confermare (come se ce ne fosse il bisogno, parlando di una storiellina di manco un’ora totale di durata) che ogni sviluppo della narrazione è ampiamente prevedibile e che gli attori sono insipidi e superficiali così come i rapporti che li legano, e queste cose ovviamente condannano l’opera a farsi ricordare come un horror statico e banale. Animazioni? Meno che modeste per quasi tutta la durata dell’OVA, salvo che nel combattivo finale dove perlomeno raggiungono i fasti di fluidità che ci si attende da colossi che si prendono a mazzate in una storia rivolta all’home video. Musiche? Synth martellanti ed evanescenti: quasi impossibile aspettarsi qualcosa di diverso o migliore, con l’aggravante di una insert song bruttissima nelle battute finali (l’involontariamente spassosa Burning Eyes, che accompagnata a un momento topico particolarmente tragico vorrebbe suonare seria e drammatica ma invece ne esce ridicola oltre ogni limite visto l’inglese maccheronico del cantante). Si salva qualcosa? Poco, in verità. La vicenda scorre nella sua estrema insignificanza in modo tutto sommato onesto, senza brillare ma anche senza annoiare eccessivamente, e il chara come detto è abbastanza attraente. Il design dei due mostri finali poi (almeno questo!) è favoloso: Koichi Ohata crea due creature dalle intriganti fattezze demoniache, minacciose, corazzate e ricchi di dettagli (animati splendidamente), che giustamente faranno la gioia di chi ama commistioni organiche tra horror e robotico. Altro però non si può difendere di un’opera decisamente svogliata e priva di attrattiva che sarà presto condannata al totale oblio.

Voto: 5,5 su 10

 

Recensione da Anime Asteroid