SHOGUN’S SADISM [sub ITA]

 

Film in due episodi. Il primo dei due, ambientato a Nagasaki nel 1628, usa come sfondo le persecuzioni dei cristiani. La bella Uchimura Rena (Toyo) si innamora di un samurai dello shogun, ma tra loro è pronto ad interporsi il terribile magistrato persecutore e torturatore Shioji Akira.

 

Il seguente video non fa parte del sito www.cinemazoo.it,
ma è solamente incorporato e presente su un’altra piattaforma.

 

 

Titolo originale: Tokugawa onna keibatsu-emaki: Ushi-zaki no kei
Anno: 1976 ! Paese: Giappone
RegiaYûji Makiguchi
Attori  Yûsuke KazatoRena UchimuraAkira Shioji,:

 

 

Dopo aver aperto con una serie di devastanti torture (donne calate nell’olio bollente, messe al rogo, tagliate a metà mentre pendono da una corda…) il film comincia con il primo dei due episodi, ambientato nella Nagasaki del 1628, in piena era Shogun. I cristiani vengono perseguitati e un terribile magistrato soddisfa il suo terrificante sadismo torturandoli nei modi più atroci. Non contento, addirittura annoiato, incita i suoi sottoposti a inventare torture sempre più ingegnose e terribili, che seguiamo “in diretta”, dai poveretti inseriti in un coccio ad abbrustolire a una donna chiusa in una cella dalle pareti trasparenti dove vengono tuffati serpenti velenosi in quantità. Ma il perfido uomo non si accontenta e sceglie una ragazza tutta per sé, alla quale ne farà passare di ogni davanti agli occhi di quello che era stato il di lei compagno. Pura ferocia che sembra non avere fine: una ragazza si dispera alla vista dei propri genitori crocifissi e uccisi a colpi di lancia nel costato, un’altra verrà “aperta” da due tori portati a correre in direzioni opposte e legati con una corda alle due gambe della vittima. Non ci si ferma davanti a nulla e l’episodio raggiunge punte di violenza ai limiti dell’insostenibile, sempre comunque retto da una regia solida e mantenuto su livelli ragguardevoli dalla pregevolezza della confezione. E’ l’associare tale violenza a un’estetica di notevole qualità a colpire. Non c’è vero orrore se non quello fisico; non esiste suspense, tutto si esplicita alla luce del sole ed è evidente come la storia non sia che un mero pretesto per mostrare quante più efferatezze possibile. La cosa si attenua leggermente nel secondo episodio, ambientato a Fugakawa, Edo, nel 1821, in cui il rapporto tra una prostituta e un ladro che lavora per il potente che ne è il “proprietario” cerca almeno in qualche modo di proporre una parvenza di indagine psicologica, di instaurare un rapporto umano tra i personaggi, di andare oltre le grida lancinanti che fin lì avevano fatto da colonna sonora quasi esclusiva. Naturalmente anche qui non ci vengono risparmiate torture terribili, ma sono riservate solo ad alcuni passaggi, lasciando che comunque una storia emerga, con la fuga della strana coppia che si darà alla rapina e al ladrocinio come due Bonnie e Clyde ante litteram. Dureran poco prima di un finale assolutamente delirante, da lasciare a bocca aperta anche per la capacità indubbia di sposare la follia all’orrore con tocchi surreali che sanno come non apparire fuori luogo. L’arte del cinema orientale applicata all’exploitation più selvaggia. Un pugno nello stomaco che tuttavia lascia molti dubbi sull’onestà dell’operazione, in definitiva una “mostra delle atrocità” in cui sceneggiatura e dialoghi contano meno di zero e una regia che prova a ricamare lasciandosi magari ispirare dalle dolci musiche flautate della colonna sonora.

Recensione da Il Davinotti