TALES OF TERROR FROM TOKYO AND ALL OVER JAPAN [sub ITA]

 

Un agente di sicurezza, mentre i suoi colleghi fuggono a gambe levate, convive tranquillamente con i fantasmi. Tre allegre ragazze si perdono in un bosco. Un paio di guanti disturbano il sonno di una coppia. Una mamma sente un grosso peso sullo stomaco. Una palestra scolastica, due ragazzini in vena di bravate e uno strano specchio. Una studentessa timida, un filmato di successo e uno sguardo incessante. È sempre meglio rispondere quando si è chiamati. Un intenso rapporto madre e figlio…

 

 

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Titolo originale: Kaidan Shin Mimibukuro: Gekijō-ban
Anno: 2004 I Paese: Giappone
Regia: 
Attori:  

 

 

 

Realizzato con un budget risicatissimo, assemblando una selezione di cortometraggi, Tales of Terror è un godibile divertissement macabro, un horror sui generis lontano dalle produzioni giapponesi degli ultimi anni. Presentato all’edizione 2005 del Far East Film Festival di Udine.

Sette registi. Akio Yoshida, Kōsuke Suzuki, Hirohisa Sasaki, Ryūta Miyake, Keisuke Toyoshima, Keita Amemiya e Shun’ichi Hirano. Otto cortometraggi. The NightwatchmenWisps of SmokeGlovesThe WeightFull-length MirrorLine of SightThe Promise e Hisao. Pellicola nata dal montaggio di otto tra gli ottantaquattro cortometraggi trasmessi dal canale satellitare BS-i, Tales of Terror (Tales of Terror from Tokyo and All Over Japan: The Movie) è un film più simpatico che pauroso. Un horror sui generis, lontano dalle produzioni degli ultimi anni – da Ringu a Ju-On – e accostabile a titoli come Ai confini della realtà o Creepshow, anche se in tono decisamente minore. Qui i soldi, tra l’altro, sono proprio pochi.

C’è un apprezzabile gusto per lo scherzo, la beffa, l’ironia macabra. Non si bada tanto all’atmosfera ma al classico colpo di scena e, soprattutto nel primo episodio The Nightwatchmen, è più facile ridere e divertirsi che non tremare dalla paura o balzare sulla poltrona. Ed è proprio il primo episodio a distinguersi dagli altri e a lasciare un’ottima impressione: girato con un digitale molto sgranato, il raccontino diretto da Akio Yoshida gioca sul filo dell’horror à la page (inquietanti presenze, spiriti femminili con i classici capelli neri e uno smodato uso di cipria), stemperandolo con una massiccia e divertente dose di humour e ironia. Insomma, più che tormentare i nervi, The Nightwatchmen esorcizza le nostre paure attraverso il sorriso. Una buona idea ben realizzata.

Wisps of Smoke di Kōsuke Suzuki, esempio di storiella da raccontare attorno a un falò, mantiene lo spirito leggiadro del precedente episodio ma non riesce a costruire un’atmosfera horror sufficientemente accattivante – eppure il bosco, da Biancaneve e i sette nani a The Blair Witch Project, è uno dei luoghi che più trasudano terrore. Da ricordare solo per l’idea del fumo.
Diretto da Hirohisa Sasaki, Gloves è forse l’episodio meno interessante, tutto giocato sul mistero di un paio di guanti che ogni notte disturbano sonno e collo della protagonista. Più una barzelletta che un racconto dell’orrore, discretamente realizzato ma in fin dei conti una presenza ininfluente nell’economia di Tales of Terror.

Semplice ma efficace il quarto brevissimo cortometraggio, The Weight di Suzuki, autore del succitato Wisps of Smoke: una donna e un bambino che dormono e un fantasma che disturba il loro sonno. Breve e alla ricerca del colpo a sorpresa che spaventa anche Full-length Mirror di Ryūta Miyake: in realtà, ogni elemento del corto (ambientazione scolastica, specchio nella stanza e via discorrendo) sembra quasi inserito a caso e il finale lascia perplessi. E soprattutto non sembra ottenere l’effetto sperato.
Ambientazione scolastica che ritorna con il ben più inquietante Line of Sight di Keisuke Toyoshima, apprezzabile variante dell’imperante genere dei fantasmi vendicativi e rancorosi che infestano i nostri media, dalle videocassette ai telefonini, da The Call all’orrido Phone. E poi, a dire la verità, ci sono più spunti nei pochi minuti di questo cortometraggio che in tutto One Missed Call 2.

Molto divertente il penultimo episodio, The Promise di Keita Amemiya, sorretto da una buona realizzazione e da un simpatico protagonista. Insieme a The Nightwatchmen è il corto più esemplificativo dello spirito di questa operazione di montaggio: Tales of Terror, infatti, non pretende di scatenare chissà che brividi o paure, però ha un paio di colpi in canna. Sicuramente, se affrontato con lo spirito giusto, è un godibile divertissement macabro.
Diverso dai precedenti, e un po’ pesce fuor d’acqua, Hisao di Shun’ichi Hirano: quest’ultimo episodio è immerso in un’atmosfera di profonda tristezza. Un dramma familiare senza suspense e con una lieve tinta soprannaturale.

 

Recensione da Quinlan