DEMONOID: MESSENGER OF DEATH [sub ITA]

 

Una donna britannica fa visita al marito nella miniera messicana che sta tentando di riaprire e scopre che gli operai si rifiutano di entrare nella miniera temendo un’antica maledizione. La coppia entra nella miniera per dimostrare che non c’è pericolo e libera inavvertitamente un demone.

 

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Titolo originale: La mano del diablo
Anno: 1981 I Paese: Messico, USA
Regia: Alfredo Zacarías
Attori: ,

 

Nell’incipit (curiosamente eliminato dalla versione estesa del film) a un’incappucciata che tenta di trafugare in una caverna uno scrigno viene tranciata di netto la mano sinistra da altri incappucciati e riposta nello scrigno medesimo. Passati al giorno d’oggi (siamo a Guanajuato, in Messico), scopriamo che lo stesso scrigno è nascosto in una miniera dove la protagonista Jennifer Baines (Eggar) e suo marito (Jenson) scendono, riportandolo alla luce. Non l’avessero mai fatto! La sera, a casa dei due, la mano segata e lì custodita si anima d’improvviso e attacca l’uomo, che viene… “contagiato” (nelle scene più tese si vedono – e continueranno a vedersi anche successivamente – inserti quasi subliminali con la sagoma di un diavolo in ombra); cosa questo comporti lo si capisce presto, perché la cosa capiterà anche ad altri: le mani sinistre di molti prenderanno infatti vita da sole ribellandosi e portando il loro possessore a fare un po’ di tutto. C’è chi come appunto il signor Baines grazie a quella vincerà ai dadi attirando l’attenzione di criminali senza scrupoli, chi la userà per massacrare di pugni sul ring un prete (Whitman) boxeur per diletto, chi ancora – disperato – la appoggerà sui binari quando passa il treno o se la chiuderà nella portiera dell’auto pur di staccarsela in qualche modo. C’è tutto questo e altro ancora in questo horror messicano da quattro soldi, che conserva solo il fascino insolito delle belle location messicane e una piacevole fotografia “sporca” tipicamente seventies. Un po’ di splatter a buon mercato (l’unico interessante riguarda però un avambraccio segato in uno studio medico), un lungo inseguimento con auto ribaltate tanto per movimentare un minimo e due buoni attori come Samantha Eggar e l’inossidabile Stuart Whitman (eroe della serie B locale). Il problema è che tocca loro duettare sulla base di un copione elementare in cui lui (il prete) è tormentato dalle richieste di lei, la quale ha perso il marito (ma pare non gliene possa fregare di meno) e cerca ora di fargli capire come l’apparente idiozia della mano animata che uccide sia invece realtà. Lui fatica a crederci – specie quando lei afferma che il marito se n’è saltato fuori dalla tomba del cimitero grazie ai pazienti scavi (da sottoterra) della sua mano sinistra posseduta – ma naturalmente presto ci finirà dentro con tutte le scarpe: in chiusura combatterà addirittura una lotta cruenta contro la propria mano a sua volta indemoniata! La povertà del tutto è evidente, eppure un suo piccolo culto tra gli amanti del weird il film se l’è ricavato. Forse proprio per l’assurdità comica di certe situazioni: come commentare le vittime la cui faccia viene attaccata dalle loro stesse mani mentre le riprese tagliano ad arte l’inquadratura in modo che risulti semplicissimo ottenere l’effetto anche senza spendere due pesos? Fatelo anche voi a casa: è sufficiente aprire la mano, spiaccicarsela sul viso e muoverla mentre urlate di dolore. E dire che c’era già chi ci aveva pensato quasi vent’anni prima…

recensione da Davinotti