🐵CZ041!!! THE MAN IN WHITE: REQUIEM OF THE LION [sub ITA]

 

Azusa (Masaya Kato), e Serida Gunshi (Tatsuya Fuji) continuano la loro missione individuale per porre fine a questa sanguinaria vicenda di vendetta. Il clan Sogen scatena dietro di loro le massime forze e i proiettili si sprecato. Yoko, la moglie di Azusa, viene rapita da due bizzarri killer, basterà questo a fermare la sete di vendetta?

 

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⚠️​ sottotitoli tradotti dal team di Cinema Zoo ⚠️​

 

 

Titolo originale: Yurusarezaru mono: Dainisho shishi tachi no chinkonkyoku
Anno: 2003 I Paese: Giappone
Regia: Takashi Miike
Attori: Masaya SatoShôko AidaNaomi Akimoto

 


Durante la sua lunghissima gavetta, Takashi Miike (altri suoi film recensiti qui) ha saputo spaziare dal cinema, alla tv, all’ home video, girando per l’ appunto parecchi direct-to-video come questo The Man In White. The Man In White è lunghissimo film che per ragioni di minutaggio è stato diviso in due, diventando una duologia che si compone di The Man in White Part 1 – Bloody Battles of Lions e The Man in White Part 2: Requiem for the Lion (tecnicamente si dice che questi film sono stati girati back to back). In questo secondo capitolo viene rivelato il motivo scatenante dell’ intera vicenda. Durante tutta la prima parte Miike è riuscito a tendere l’ arco senza farci mai sapere la ragione per cui il boss Renjyo è stato eliminato, per cui Azusa si è auto-eletto esercito umano. Dopo questa rivelazione, Miike cambia registro e ci serve un yakuza movie decisamente rivolto all’ action. Il bodycount è pressochè incalcolabile come il numero dei proiettili esplosi. Il rapporto tra i due fratelli (Azusa e Serida) è sempre più di amore e odio, i personaggi si plasmano maggiormente nei dettagli e nelle espressioni. I momenti shock che piacciono tanto al sottoscritto non mancano di certo. Con questo secondo capitolo l’opera si completa ed assume una forma definitiva e matura, nonostante, come dicevo nella precedente recensione, la scarsità di budget “condanna” The Man in White a rimanere inevitabilmente il figlio bastardo di Deadly Outlaw: Rekka e Agitator. Vengono introdotti due personaggi molto curiosi, due killer che sembrano pescati fuoRùri da Ichi The Killer (ricordate i due ispettori di polizia che si mascherano da cani?), due individui estremamente curiosi in pieno stile Miike. Qui devo arrabbiarmi un po’ con il regista per non aver concesso ai due curiosi aguzzini un po’ più di spazio, un minimo di background. Va dato atto a The Man In White di essere un film che va dritto al segno e che, nonostante i lunghissimo minutaggio (che ha costretto la produzione a dividere in due capitoli il film), veniamo risparmiati dalle tipiche “trame di palazzo” che rischiano di essere ammorbanti durante la visione. Le contrattazioni verbali tra clan che vogliono risolvere le questioni senza spargimenti di sangue, le trame di potere, sono solo abbozzate e il film non si basa decisamente su questo tipo di narrazione. Per concludere, il plauso principale a Miike va fatto per aver costruito un solido action che non dimentica mai il romanticismo delle frasi filosofiche dette in punto di morte, o in preparazione del bagno di sangue. 

Curiosità:
I primi 16 minuti del film sono occupati da un riassunto della prima parte. Successivamente non ci sono i titoli di presentazione, nè il titolo del film.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo