TRAPPED – IDENTITA’ NASCOSTE

Britt (Pamela Anderson) è una procace artista concettuale il cui ragazzo, Edward (Brian Krause), svolge una pericolosa ricerca sulla memoria umana. Gli esperimenti e lo studio lo coinvolgono al punto da fargli trascurare Britt. Quando si presenta loro il ricco Everett Longstreet (David Warner) con la proposta di un laboratorio e di fondi illimitati, sembra che le cose migliorino: ma Everett ha ovviamente dei secondi fini sulla ricerca, e anche su Britt…

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Titolo originale: Naked Souls
Anno: 1995 I Paese: U.S.A.
Regia:  Lyndon Chubbuck
Attori: Brian KrausePamela AndersonDavid Warner
 

Nel sottobosco del cinema trash americano ha il suo angolino di gloria pure questo Naked Souls (1996), incomprensibilmente circolato in Italia (solo in homevideo) col titolo di Trapped – Identità Nascoste. Già il dover cambiar titolo ad un film che un titolo lo ha è una pratica curiosa; quella poi di inventare un nuovo titolo, sempre in inglese, anziché tradurre l’originale o perlomeno assegnarne comunque uno contestuale in italiano per renderlo più fruibile al pubblico, è una perversione bella e buona che mi manda al manicomio. Fatto sta che come tale noi conosciamo questo film con Pamela Anderson, la Pamela più famosa del mondo, nonostante la Prati, la canzone dei Toto ed il romanzo settecentesco di Samuel Richardson. Pare in tutto e per tutto un filmaccio cheap per la tv, anche se né Wikipedia né IMDB lo indentificano come tale, quindi devo dedurre che questa roba è veramente uscita in sala. Leviamoci subito il dente, è terribile, smisuratamente mediocre, brutto brutto, che nemmeno la seconda serata di Italia 1 lo meriterebbe. Tutti i perché di una pellicola del genere si concentrano su un solo ed unico punto, il décolleté della Anderson. Per altro a tradimento, visto che Pamela non è neppure la vera protagonista della storia, il suo è un ruolo a latere, eppure se date un’occhiata alle varie locandine tutto sembra ruotarle intorno, dalle immagini alla frase di lancio: “desired by every man, possessed by one”.

La storia vede uno scienziato (interpretato da un 27enne Brian Krause) che in jeans e camicia a scacchi di flanella conduce studi scientifici sofisticatissimi. Con tre elettrodi dell’Allegro Chirurgo ed un amplificatore sottomarca made in Taiwan, lui si collega al cervello dei cadaveri dell’obitorio e rivive pezzi della loro memoria. Facile no, che problema c’è? Non ha l’età, non ha i mezzi, non ha la faccia, non ha alcun senso, ma lui lo fa con un kit assemblato al discount sotto casa. Purtroppo la becera università americana non gli riconosce i fondi (quelle merde secche preferiscono aiutare ricerche sul cancro e sull’Aids, roba da non crederci!) e quindi il giovane genio si affida alle mani di un paraplegico miliardario, che in un secondo momento si rivela essere un premio Nobel per ricerche analoghe in campo medico. Il Nobel sostiene e sprona il ragazzo fino a fargli ottenere importanti risultati; i due sono in grado di immagazzinare un’intera memoria umana su pc e possono addirittura trasferire “l’anima” di una persona nel corpo di un’altra e viceversa, tipo La Mosca di Cronenberg ma senza la mosca (c’è pure la cabinetta del teletrasporto mentale, ma questa è fatta con gli avanzi dei Playmobil). – SPOILER: il punto è che il paraplegico, oramai moribondo, ha sfruttato il “know how” del ragazzo per scambiare il proprio corpo derelitto con quello dell’aitante Krause. Qualcosa però va storto, durante lo scambio di anime nel cervello del vecchiaccio entrano pure scampoli delle memorie del serial killer che Krause era solito investigare all’obitorio con i suoi giocattoli. E allora…

In tutto questo, vi starete chiedendo, dove diavolo è finita Pamela Anderson? Giusto, ve lo dico subito: la Anderson è un’artista, nonché la fidanzata di Krause, molto trascurata però perché lo studioso preferisce i cadaveri alla signora. Ogni tanto entra in scena, col suo vestito rigorosamente scollatissimo e le tette che a stento rimangono dentro la stoffa, poi sparisce e la rivediamo dopo una mezzoretta. All’incirca va così per tutto il film. Naked Souls è diretto in modo piatto, ha dei dialoghi di raggelante povertà e nullismo, e soprattutto la verosimiglianza delle teorie “scientifiche” e delle attrezzature da laboratorio che mette in campo rasenta la licenza elementare (e la denuncia penale). Hai voglia ad antani neuronali e informatica un tanto al chilo, tutta la storia non regge manco per un minuto e Krause come scenziato all’avanguardia è credibile come Franco e Ciccio in Miami Vice. Al thriller così conepito si cerca di dare un tocco erotico, sfruttando la presenza della Anderson. Dopo 6 minuti di pellicola arriva la prima tetta, turgida e antigravitazionale come solo il miglior chirurgo di L.A. saprebbe plasmare. Uno specchietto per le allodole, poichè la gemelle (e molto altro della Anderson ) le rivedremo solo al minuto 43. Vero è che nel frattempo Krause (sempre lui, fortunello in questo film) ha a che fare anche con la moglie (morta) del premio Nobel, una morettona che si concede piuttosto arditamente al ragazzo (anche se poi era solo un sogno ad occhi aperti). La Anderson interpeta un’artista concettuale che spalma il gesso liquido sul corpo di modelle da centerfold di Playboy, per poi ricavarne dei busti rigidi (arte con la A maiuscola). Il bello è che, per motivi che non ho compreso, la sua “uniforme” da lavoro comprende tre chili e mezzo di make up, un pancale di lacca per capelli e acqua ossigenata, una tuta da lavoro modello salopette, sotto la quale non indossa assolutamente nulla, così che – guarda alle volte la casualità – quando la Anderson offre generosamente il suo profilo a favore della MdP, tutti i giovani radiologi tirocinanti davanti allo schermo potranno profittevolmente esercitarsi con delle radiografie accurate del corpo della statuaria pin up americana. Si vede che così i busti vengono meglio, vallo a sapere, roba da artisti. Naked Souls non appartiene nemmeno alla categoria “so bad…so good”, perché non ci si diverte, è noioso e niente più.

Recensione da Cineraglio