SNAPDRAGON – IL FIORE CHE UCCIDE

 

Un’organizzazione criminale del sud est asiatico rapisce bambine per crescerle come prostitute killer. Una di questa è una biondina occidentale i cui genitori vengono sterminati. Anni dopo accadono dei delitti misteriosi dove uomini insospettabili vengono uccisi durante un rapporto sessuale, ogni omicidio porta la stessa firma, un simbolo disegnato col sangue su di uno specchio. Il sergente Sgt. ‘Peck’ Peckham (Chelsea Field) che ha in mano il caso sta assieme ad uno psichiatra di nome David (Steven Bauer), il quale incontra nel suo percorso professionale una bella donna sofferta da amnesia, il nome che le è stato dato dalle infermiere è Felicity (Pamela Anderson). Conoscendo meglio Felicity, David rimane affascinato dalla misteriosa figura, che pare avere sempre più legami con gli omicidi su cui sta indagando la sua fidanzata.

 

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Titolo originale: Snapdragon
Anno: 1993 I Paese: U.S.A.
Regia: Worth Keeter
Attori: Steven BauerChelsea FieldPamela Anderson 
 

 

Il successo planetario di Basic Instinct ha spinto la macchina insaziabile di Hollywood a produrre numerosissime copie più o meno riuscite del sexy thriller avente come protagonista la provocante Sharon StoneSnapdragon è uno di questi tentativi. Gli argomenti a favore di questa tesi ci sono tutti: dal modus operandi dell’ omicida alla travolgente sindrome di Stoccolma che affligge chi si avvicina al carnefice o al presunto tale, alla commistione particolarmente erotica tra sesso e morte, senza però l’ elemento action che aveva caratterizzato gran parte del precedente cinema hollywoodiano, aprendosi così strategicamente al pubblico femminile. Ed apriti cielo, per tutti gli anni ’90 ci siamo dovuti sorbire lo stesso copione. Snapdragon (realizzato appena 1 anno dopo l’ uscita di Basic Instinct) aggiunge l’ elemento esotico, l’ elemento asiatico. Assieme infatti alla fascinazione per il sexy thriller, per tutti gli anni ’90 l’ America si lasciò solleticare da un’ altra infatuazione particolare, ovvero quella per l’ oriente. Iniziando dal franchise di Karatekid per poi proseguire con Grosso Guaio A Chinatown e molti altri ancora. Fatta questa premessa è inutile girare attorno alla trama e alla tecnica registica, entrambe molto scontate e televisive (tra l’ altro la sceneggiatura è stata affidata per l’ appunto all’ attrice di telefilm Terri Treas e ad un tizio a caso Gene Church), passerei più che altro agli attori coinvolti in questo film. La figura che spicca su tutti è chiaramente la playmate Pamela Anderson (e per quale altro motivo si dovrebbe guardare questo film?) qui al suo primo vero debutto cinematografico persino poco riconoscibile perchè in un periodo pre-plastica facciale (ma non mammaria) si spoglia volentieri e fa scene di sesso con parecchia disinvoltura, la sua recitazione non è del tutto da buttare ed è sicuramente più sopportabile di quella del protagonista maschile, ovvero Steven BauerSteven Bauer interpreta un personaggio completamente avulso dalle sue possibilità, un personaggio inutilmente complesso che non può essere assolutamente interpretato da un manzo che andrebbe bene per film come Sharknado e Mega Piranha. Un attore che dovrebbe non dire neanche una parola con quell’ accento impastatissimo e quelle inflessioni lessicali non certo associabili ad uno psichiatra, come quando in una sola frase riesce ad infilare le espressioni “Bingo”, “Yaow” e “Jesus”. Ridicolo è infilargli ogni tanto un paio di occhiali da vista nel disperato tentativo di farlo sembrare intelligente, sarebbe stato molto meglio un tappo in bocca. Per il resto posso dire che Snapdragon è proprio come ci si può immaginare un sexy thriller con Pamela Anderson, puerile, stupido, falsamente intricato e con una musica d’ atmosfera continua che risveglia tendenze suicide, tendenze che hanno il loro apice quando a metà film (o forse anche prima) si è già capito tutto e si fa un’ enorme fatica a trovare motivi per continuare la visione, ma poi lo si fa per amore di Pamela.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo