IL MOSTRO DEL PIANETA PERDUTO

 

Un conflitto atomico spazza via il mondo civilizzato come lo conosciamo e costringe i sopravvissuti a sopravvivere come meglio si può. Prevedendo già la catastrofe, il professor Jim Maddison (Paul Birch) si barrica in casa assieme alla figlia Louise (Lori Nelson). Altre 5 persone finiranno per essere accolti in casa, ma dopo poco la convivenza inizierà a diventare impossibile. Di li a poco i superstiti cominceranno ad accorgersi che una figura mostruosa si aggira per quelle lande desolate…

 

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Titolo originale: Day The World Ended
Anno: 1955 I Paese: U.S.A.
Regia: Roger Corman
Attori:  Richard DenningLori NelsonAdele Jergens 
 

 


Dopo aver prodotto Monster from the Ocean FloorThe Beast with a Million Eyes Roger Cormansi cimenta nel dirigere di questo film, muovendo i primi passi dietro la macchina da presa con sorprendenti risultati per un giovane privo di esperienza come era in quel periodo. La fantascienza sarà sempre nelle corde di Corman che successivamente ci regalerà titoli come Il Vampiro del Pianeta Rosso, La Donna Vespa, Conquistò il Mondo e molte altre chicche come queste. Parlando di Il Mostro Del Pianeta Perduto (titolo un po’ criptico dato che il pianeta perduto sarebbe la Terra, e se non si è visto il film pare una storia di alieni, molto più esplicativo l’ originale The Day the World Ended) la sceneggiatura attinge a piene mani a quell’immaginario psicodrammatico dipinto in taluni episodi delle serie Ai Confini Della Realtà dove in un futuro post atomico e tutti rinchiusi in uno spazio ristretto, uomini di varia natura hanno a che fare con problemi pratici di sopravvivenza che spesso e volentieri tirano fuori il peggio dai protagonisti. In quelle situazioni differenze sociali, differenze razziali, vecchi rancori personali e gelosie avevano pieno sfogo una volta che i nodi venivano al pettine. E’ chiaro che la situazione politica di quegli anni (mi riferisco alla guerra fredda) dava adito a paure poco nascoste che il cinema di quell’ epoca usava sfruttare spudoratamente sfornando soggetti su soggetti e creando una vera e proprio macchina commerciale cinematografica. Parlando di commercio, è evidente che la pellicola di cui parliamo si allinei ai crismi soggettistici dell’ epoca, costruendo un rapporto tra i personaggi univocamente maschilista, addirittura rappresentando ivi i vari stadi di crescita dell’ uomo: Tony è il bambino immaturo, Rick è l’ uomo coraggioso e Jim è il maturo sapiente e il minatore il vecchio bacucco. Altro segnale di questa mia tesi è la pistola come oggetto di comando, chiaro riferimento fallico, che però porterà solamente morte e non sarà quella a risolvere il problema del mostro, ma ci penserà madre natura. Come ulteriore conferma di ciò le femmine qui sono unicamente stupidotte lussuriose infermierine da salvare (anche qui ci sono i vari stadi della donna ma c’è solo giovane e matura). Non glie ne va fatto un torto a Corman che, tirando le somme, ha voluto fabbricare un prodotto commerciale di entertainmnent più che un’ opera concettuale, d’altronde chi conosce la sua storia sa che egli è sempre stato prima di tutto un affarista, e poi un artista. La colpevolizzazione dell’ uomo in quanto causa del disastro atomico è un’ argomento trattato di sponda sotto forma visiva, nelle fattezze (molto artigianali che suscitano non poca ilaritià ma anche parecchio culto tra gli appassionati) dell’ uomo/scimmia mutante con tre occhi e due braccine che spuntano dalle spalle, geniali. Curiosità: Nel 1967 è stato girato un remake dal titolo In the Year 2889.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo