L’ULTIMO COMBATTIMENTO DI WONG

 

Il filosofo guerriero Wong Fei-hung combatte questa volta contro un malvagio pirata, che ha messo gli occhi si una fanciulla. Al suo fianco due intrepide ragazze e la solita “corte” di amici.

 

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Titolo originale: Wong Fei Hung chi neung: Lung shing chim pa
Anno: 1987 I Paese: Hong Kong
Regia: Hark Tsui
Attori: Wenzhuo ZhaoRosamund KwanSiu Chung Mok 
 

 

 

Quinto capitolo di una serie molto nota in Oriente, Once Upon a Time in China, che ha rinnovato e rilanciato (nel 1991) la moda dei kung fu-movie. La star Jet Li è sostituita dal più anonimo Vincent Zhao, la vena parodistica e buffonesca rischia di appannare le straordinarie (epiche) coreografie dei combattimenti, per nostra fortuna copiosi. La macchina da presa di Tsui Hark è instancabile, non smette di ruotare, cambiare punti d’inquadratura e flirtare con un montaggio veloce. Si agita anche nelle parentesi da commedia rosa degli equivoci (il Maestro fra due sorelle), spassose e “giocate” sulle ombre cinesi. Il blu elettrico, dominante, annuncia i balletti con i corpi sospesi a mezz’aria, in funambolico equilibrio su vele, casse, brocche, muri. In questo senso, i duelli sulla nave dei pirati e nella stanza del tesoro lasciano a bocca aperta. Gli esperti d’arti marziali e i cascatori piroettano, si librano in aria come piume, caricano il peso per lanciarsi nel vuoto, usano tutta la loro creatività per trasformare qualsiasi oggetto in un’arma micidiale. Tsui Hark li immagina e dirige con maestria, facendo impallidire il simile  Operazione Pirati  di Jackie Chan. Wung Feihung (personaggio realmente esistito, che dovrà affrontare quattro cattivi D.o.c.) è un alfiere dell’ordine e della Legge, condannato ad una lotta eterna: se non sono i pirati, arrivano i politicanti malfidati a minare le basi di una pacifica convivenza sociale (vedi il finale beffardo). Senza contare che non c’è vera giustizia con le leggi spietate del Mercato (il prezzo del riso alle stelle in tempo di pace). All’insegna della tradizione popolare cinese, i personaggi minori sono quasi tutti pagliacceschi, “scomodi” agli occhi di un occidentale.

Recensione da Gli Spietati