BLOOD FREAK [sub ITA]

 

Hershell, un vagabondo in crisi esistenziale che viaggia a bordo di una rombante motocicletta, si innamora di Angel, una esaltata hippie che predica il riscatto morale e l’amore, alla quale ha dato un passaggio dopo averla incontrata per strada con l’auto in panne. Ospite nella sua casa dove vive insieme alla sorella Anna – più interessata alla droga che alla preghiera – Hershell decide di rigar dritto, ma, in cerca di lavoro, incappa nella vicina fattoria di un folle agricoltore che sperimenta su lui del cibo sintetico trasformandolo in un mostruoso ibrido di uomo e gallinaceo. Il poveretto cede momentaneamente alla furia omicida, mietendo vittime tra tossicodipendenti e spacciatori, prima di sconfiggere, con l’aiuto della fede e della devota Angel, gli impulsi distruttivi che fanno scattare la terribile mutazione.

 

Il seguente video non fa parte del sito www.cinemazoo.it,
ma è solamente incorporato e presente su un’altra piattaforma.

 

 

Titolo originale: Blood Freak
Anno: 1972 I Paese: U.S.A.
Regia: Brad F. Grinter, Steve Hawkes
Attori: Steve HawkesDana CullivanRandy Grinter 
 

 

Nell’approcciarsi alla lettura di questa recensione si rende noto che questa pellicola è stata visionata in francese, lingua a me totalmente sconosciuta, per cui ammetto tranquillamente di non aver capito nessuna delle 10 battute del film.
Un motociclista finisce per caso ad una festa a casa di alcuni giovanotti dediti alle droghe ma si rifiuta persino di fumare uno spinello. Nei 15 minuti seguenti di film la sua ragazza opera su di lui un devastante pressing psicologico (tecnica “scassamento-di-cazzo-continuativo”) che lo porta a fumare una canna per dimostrare di non essere un fifone. Il giorno dopo va a lavorare in un allevamento di tacchini ed ha un’ovvia crisi di astinenza, sedata solo da un altro poderoso cannone. Il giorno dopo all’allevamento gli viene servito un tacchino arrosto gigantesco e lui se lo mangia tutto per poi stramazzare al suolo in preda alle convulsioni. E qui avviene l’inattesa trasformazione: il ragazzo diventa un uomo-tacchino!
Con in testa una gigantesca maschera di cartapesta nella quale spiccano due occhi grandi come palle da tennis, l’uomo-tacchino girovaga in quello che sembra essere un sogno ad occhi aperti, uccidendo senza motivo alcuno chiunque si avvicini al boschetto in cui si nasconde o chiunque gli salti in mente di andare a trovare. Questo delirio omicida, ingiustificabile persino nel magico mondo dei FilmBrutti, ha termine solo quando, sgozzato nel sogno, il biker si risveglia di soprassalto affermando di aver avuto le allucinazioni, cosa piuttosto comune, del resto, quando si ha un incubo. Si può dunque passare all’etereo finale: la scena si sposta al mare, dove il ragazzo si abbraccia felice con una delle pulzelle conosciute alla festa mentre il sole accenna un principio di romantico tramonto.
L’inaccettabile delirio lisergico che porta il nome di Blood freak sembra dunque essere un film ad intento moralista contro la droga: peccato che per portarne a termine la visione risulti necessaria l’assunzione di stupefacenti pesanti.
La scandalosa fotografia presenta un tricolor bianco-marrone-ocra che devasta i bastoncelli della retina, l’audio basato sugli onnipresenti gorgheggi ridoppiati dei tacchini, che talvolta mutano inspiegabilmente in miagolii e latrati di cane, disintegra definitivamente il vostro cervello, già messo a dura prova dai repentini salti di scena sia posizionali che diurno-notturni. In mezzo ad una caterva di non-dialoghi inutili spicca però l’uomo-tacchino, che riesce a calamitare l’attenzione su di sé come faceva Giucas Casella, grazie al suo sguardo di cartapesta allucinato ma feroce. Le poche scene splatter sono ovviamente impresentabili e giustificano a malapena le sofferenze della visione. Stendiamo un velo pietoso sulla recitazione (probabilmente gli attori fumavano davvero…) per passare alla perla del film: l’uccisione dell’uomo-tacchino viene mostrata poco metaforicamente con la decapitazione di un tacchino vero.
Allucinante, nel vero senso della parola.

Recensione da Filmbrutti.com