MEGALOPOLIS: LA MALEDIZIONE DI TOKYO

 

Questa lunga vicenda si svolge a Tokyo a cavallo tra il periodo Meiji e il periodo Showa (tra la fine dell’ ‘800 e l’ inizio del ‘900). Yasunori Kato (Kyûsaku Shimada) è un potente stregone in grado di usare le arti occulte, il quale odia fortemente il popolo giapponese e in particolare la città di Tokyo, che ha intenzione di distruggere evocando lo spirito di Masakado Taira, un samurai che si ribellò al potere di Kyoto (ovvero all’ impero) e tentò di instaurare uno stato indipendente dall’ imperatore. Per risvegliare lo spirito della vendetta Kato ha bisogno di un discendente di Masakado che trova in Yukari Tatsumiya (Haruka Sugata), sarà lei la madre della sua futura progenie.

 

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Titolo originale: Teito Monogatari
Anno: 1988 I Paese: Giappone
Regia: Akio Jissôji
Attori: Shintarô KatsuKyûsaku ShimadaMieko Harada
 

 

Megalopolis – La Maledizione di Tokyo è la prima delle due trasposizioni cinematografiche della lunga serie di novel scritte da Hiroshi Aramata dal titolo “Teito Monogatari” (ovvero “Le Storie Della Capitale“), con ben 13 libri pubblicati inclusi vari spin off della vicenda.

Una saga così popolare in Giappone non poteva che essere riproposta sotto forma di vari media tra cui i videogiochi (pensate al personaggio di Mr. Bison di Street Fighter, è uguale a Yasunori Kato) e ovviamente sotto forma di anime (realizzao in 4 OAV per la precisione). Questo film tratta delle vicende narrate nei primi 4 libri e presenta una serie piuttosto ricca di personaggi che arrivano e se ne vanno, e quelli che rimangono invecchiano anche perchè la storia è ambientata in periodi diversi tra di loro. Comincia infatti che le persone si vestono tutti col kimono e finisce ad automobili e cravatte (ovvero attorno al 1930).

Le vicende personali dei personaggi sono poco importanti rispetto all’ evoluzione della città di Tokyo che è come se fosse un vero e proprio attore impegnato a recitare in vari atti diversi tra di loro. La Tokyo delle varie epoche è perfetta fin dall’ ultimo filo d’ erba e la fotografia “esegue” perfettamente ciò che lo spettatore si aspetta di vedere in quella data ambientazione. E’ un enorme dispendio di personaggi e di comparse, una specie di piccolo colossal costato 14 milioni di dollari, con un cast degno di nota tra cui ricordiamo Jô Shishido (La Farfalla Nel MirinoLa Giovinezza di Una Belva Umana) in una piccola parte, e Shintarô Katsu anch’ esso un po’ sacrificato, e Kô Nishimura (Yojimbo – La Sfida del Samurai, la trilogia di Hanzo The Razor e Lady Snowblood).

Una chicca per i maniaci di anime, alla supervisione alla regia c’è Rintaro, il regista degli anime MetropolisCapitan Harlock (42 episodi), Galaxy Express – The Movie e Addio Galaxy Express 999: Capolinea Andromeda, per citarne alcuni. Nientemeno che H.R. Giger ha curato il design delle varie creature e marchingengi vari. Ho apprezzato inoltre nel complesso gli effetti speciali in stile americano che fanno molto anni ’80 e danno quel tono di sdrammatizzazione di cui il film di tanto in tanto ha bisogno. Questo film è troppo grande per definirlo un horror, troppo horror per sminuirlo con la definizione di “drammatico”.

Personalmente penso di aver visto un’ opera di grande respiro, messa in scena con una cura madornale ed una dedizione che solo i giapponesi possono dimostrare. Tuttavia l’ enormità e la complessità della trama risulta un po’ difficile da seguire, soprattutto ad uno spettatore occidentale che in questo determinato caso farà fatica a distinguere i personaggi l’ uno dall’ altro data la quantità di nomi da ricordarsi. Insomma, è qualcosa che fa parte della cultura popolare giapponese e quindi è molto intimo. Scopriamolo con rispetto e senza pretendere troppo da noi stesso, dopo tutto possiamo essere soddisfatti anche solamente dal lato del puro intrattenimento.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo