√964 PINOCCHIO [sub ITA]

 

Un’agenzia criminale rapisce le persone per rivenderle come gigolò a tardone arrapate e danarose. A questi disgraziati viene fatto un lavaggio del cervello e gli viene affibbiato un numero di serie, per completare la totale privazione di identità, tutti questi soggetti vengono chiamati “Pinocchio“. Il numero 964 (Haji Suzuki) è stato rilasciato per errore ed ora vaga disperato per le strade di Tokyo. Himiko (Onn-chan) è una giovane donna appena rilasciata da un ospedale psichiatrico, totalmente priva di memoria vaga per Tokyo anch’essa ma non è in preda a continue crisi di dolore acuto alla testa come Pinocchio. I due si incontrano e nasce un’ amicizia, Entrambi avranno a che fare con l’organizzazione criminale.

 

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Titolo originale:√964 Pinocchio
Anno: 1991 I Paese: Giappone
Regia: Shozin Fukui
Attori: Haji SuzukiOnn-chanKôji Ôtsubo
 

 

E’ inevitabile, ogni qualvolta ci si confronti con un pellicola proveniente dal Paese del sol levante che abbia a che fare con lo sperimentale post industriale e con il cyberpunk, non si può non prendere come punto di partenza il capolavoro di Shin’ya Tsukamoto Tetsuo: Iron Man (964 Pinocchio è girato appena 3 anni dopo). Sarò scontato ma è così, non si scappa. Insolitamente il confronto questa volta è sicuramente a favore della pellicola presa in esame in questa recensione. Pinocchio è un figlio adolescente  di Tetsuo. Non si può certo nascondere che il rapporto del salaryman e del fetisher del metallo del film di Tsukamoto sia molto simile a quello di Pinocchio e Himiko, entrambi hanno una forte componente di amore / odio e il loro essere vittime di qualcosa li congiunge a prescindere. Il loro destino ultimo (anzi, non ultimo dato che si tratta di un finale aperto) è esattamente [attenzione SPOILER] quello dei due mutanti metallici di Tetsuo. Su questo non ci piove [fine SPOILER]. I due protagonisti sono chiaramente vittime della modernizzazione inarrestabile dell’uomo, che una volta esplosa (con gli anni ’80) ha disconosciuto i suoi figli impazziti e li ha ridotti a materiale di scarto, o più volgarmente, li ha mangiati e risputati. Le riprese di dettagli apparentemente nonsense e la messinscena di sequenze apparentemente inutili al continuum temporale si sposa perfettamente con le riprese della videocamera epilettica e sincopata di Fukui che rende alla perfezione il concetto di follia estemporanea, in continua evoluzione e involuzione, che non si sa quando finirà o comincerà. Anche il montaggio violento e sonorizzato da campionamenti ossessivi aiuta a rendere l’idea. La performance dei protagonisti è quella da prendere in considerazione (Haji Suzuki l’ interprete di Pinocchio è ispirato dal teatro dell’ improvvisazione e purtroppo questa è la sua unica performance cinematografia, come purtroppo per la brava attrice Onn-chan), sono sicuro che qualcuno storcerà il naso per l’ acting molto parodistico della maggior parte del cast, ma questo è lo spirito dei manga, da cui si nutre la cultura pop nipponica da metà anni ’80 in poi, con l’ esplosione della cultura otaku. Certo, parecchi non capiranno il film perchè nel suo spontaneo (ma estremamente curato) impazzire e nell’ eruzione dell’ immagine in mille luoghi / visioni differenti lo spettatore può risultare perplesso nel caso ci voglia trovare un senso logico. Ma come ci può essere un senso logico in questo film che raffigura la pazzia? A questi signori e a tutti quanti consiglio di vedere questo film almeno 2 volte per capirci qualche cosa dato che tante scene iniziali che sembrano a prima vista assurde sono molto esplicative invece di quello che accadrà durante la pellicola.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo