RED HEAT

Una ragazza americana (Linda Blair) va in Germania a trovare il suo fidanzato. Ma si caccia nei guai e finisce nel carcere femminile di Zwickau, dove rischia di non uscire viva.

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Titolo originale: Red Heat
Anno: 1985 I Paese: U.S.A. / Germania Est / Austria.
Regia: Robert CollectorErnst Ritter von Theumer (non accreditato)
Attori: Roy ThinnesIan HendryPatrick Wymark

Gli anni Ottanta vibrano di Guerra Fredda in ogni loro fibra, e anche un genere di grezzo intrattenimento come il WIP (Women In Prison) ne risente l’influenza.
Così un minuscolo film scritto e diretto da Robert Collector – che nella sua carriera non farà altro se non scrivere la sceneggiatura di Avventure di un uomo invisibile (1992) di Carpenter, ed è tutto dire! – si ritrova a fondere il WIP con la più modaiola e stereotipata spy story.
Pare che Red Heat sia co-diretto (non accreditato) da Ernst R. von Theumer, che abbiamo già incontrato alla regia di Io monaca… per tre carogne e sette peccatrici (1972).
Uscito negli USA il 28 maggio 1985, l’unica prova del suo arrivo in Italia è una VHS del 1987 prodotta dalla mitica Futurama.

Berlino Est, la meta preferita dagli spioni. Dall’Istituto di biochimica sovietico vengono rubati dei documenti e portati oltre cortina. A farlo è Hedda Kleimann (Sue Kiel), costretta perché i tedeschi le tengono il fratello in ostaggio.
Intanto arriva in città Christine Carlson, brava ragazzotta americana pronta a sposarsi e interpretata dalla 26enne Linda Blair, in eterna missione per fare altro nella vita che la posseduta de L’esorcista (1973).
Spero ve la ricordiate quattordicenne problematica ne La ragazza del riformatorio (1974).

Gli spioni mettono le mani sulla spiona Hedda e la rapiscono, mentre la povera Christine si trova al momento sbagliato nel posto sbagliato: assiste al rapimento… così dev’essere portata via pure lei.
Dopo un veloce processo farsa, le due donne si ritrovano in una prigione femminile gestita dalla bieca a nazisteggiante Einbeck (Elisabeth Volkmann).
Il problema però non sarà la direttrice bensì la più tosta delle detenute: la rossa Sofia, interpretata dalla olandese Sylvia Kristel che in quel periodo è una nota attrice “calda”, avendo interpretato diverse EmmanuelleL’amante di Lady Chatterley (1981) e personaggi frizzanti vari.

Tra tatuaggi improponibili e sottane colorate, il taglio spionistico e politico del film impedisce di omaggiare il WIP tradizionale anche se è ben ricreato l’ambiente opprimente di una prigione grigia e sporca.

A parte Sofia che picchia detenute a caso, non sembra esserci altro tipo di violenza, ma ad un certo punto arriva il momento topico con una quasi-citazione. Indignata perché una ragazza si è suicidata, Christine decide di affrontare la perfida Sofia… con uno scopettone! Cioè proprio lo strumento con cui l’attrice viene stuprata in carcere ne La ragazza del riformatorio!

Intanto fuori dalla galera c’è Mike, il fidanzato di Christine che non si dà pace, e anche qui ci scappa la quasi-citazione.

Il ridicolo personaggio (una specie di Rambo dei poveri) è interpretato da William Ostrander che ha da poco interpretato il cattivo con le basette del film Christine. La macchina infernale (1983) di Carpenter.
Capito? Lì ha cercato di distruggere Christine… qui invece cerca di salvarla!

Il forte taglio da spy action all’americana rovina un film che forse poteva avere altre frecce al proprio arco, trasformandolo in un grande nulla. Linda Blair lindablaireggia in giro mentre gli altri personaggi – totalmente senza spessore – si agitano sullo sfondo senza sapere bene dove andare.
Quando si smette di mostrare catfight e smutandate, il WIP non sembra avere molto da offrire…

Recensione da Il Zinefilo