A TUTTI I COSTI

Neil De Marco e il suo socio Dave cercano di boicottare il traffico illegale di steroidi. Lavorano in incognito nel mondo del body building e delle palestre. Per cercare di entrare in contatto con l’uomo che credono responsabile del traffico, Dave e Neil devono dimostrare il loro valore, affrontando più di un mortale pericolo.

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Titolo originale: Whatever it Takes
Anno: 1998 I Paese: U.S.A.
RegiaBrady MacKenzie
Attori: Don WilsonAndrew Dice ClayFred Williamson
 

“A tutti i costi” è il primo ed unico film di Brady MacKenzie e si tratta di un b-action del 1998 confezionato come si deve, che vede come protagonisti il mitico campione kickboxer Don “The Dragon” Wilson e il simpaticissimo Andrew “Dice” Clay. Già sin dai titoli di testa ci troviamo davanti agli occhi un prodotto realizzato credo solo per divertimento, anche perchè lo stesso Wilson si è parzialmente occupato della storia in generale. MacKenzie poi come detto qui è al suo primo ed unico lungometraggio, infatti non ha uno stile di ripresa, nè altro. Lo stile registico, comunque, è molto simile a quello di “Latin Dragon” (Scott Thomas, 2004), ma visti che quest’ultimo è uscito alcuni anni dopo, possiamo dire che Brady MacKenzie anticipa quello stile che, servendosi di una fotografia assolutamente blanda, dispone di una regia lineare che non presenta nè difetti, ma assolutamente neanche innovazioni o colpi di genio. Ma qual è il vero colpo di genio di questo “Whatever It Takes”? È senz’altro quello di aver piazzato nei panni dell’antagonista niente di meno che il grande Fred Williamson, star del cinema blaxsploitation e naturalmente anche exploitation, degli anni ’70 e ’80. Nel film poi la vera genialità quello di avergli affibiato “Paulie” come nome, in pieno stile gangster italo-americano, con l’unica differenza che lui è di colore. Troviamo sempre innate meraviglie in questo genere di film. La sceneggiatura è stata scritta anche da due che certamente non hanno fatto carriera: Jack Capece, il quale ha sceneggiato solo un altro lungometraggio (nel quale tra l’altro è presente sempre “The Dragon”; l’altro invece è questo Raymond Obstfeld, il quale ha praticamente scritto solo questo film e poi solo un documentario. In pratica gli unici che possiamo menzionare come elementi validi sono i due protagonisti, Williamson e Michael Bailey Smith. Per il resto non c’è nulla di così degno da ricordare, ma comunque resta un film assolutamente carino, divertente e che scorre piuttosto bene, senza annoiare. Tutto questo perchè innanzitutto, come già detto prima, abbiamo Andrew Clay che per almeno i 3/4 della pellicola se ne esce con battute sceme, che non si possono non odiare, ma allo stesso tempo non si possono non amare! Don Wilson invece è sempre piazzato lì con quella sua espressione da ebete, occhio più grande e occhio più piccolo, con tanto di recitazione sempre piuttosto scarsa, come di consueto. Ma d’altronde tutte queste stelle del cinema d’azione di serie b hanno espressioni con le quali potrebbero fare a gara con i comodini o con i mobili in generale. La parte del cattivo di turno, invece, riesce benino a Fred Williamson, soprattutto per alcune scelte… ma con quel faccione che ha, lo si ama sempre. La battuta che più si ricorda, infatti, è proprio una che il suo personaggio citerà almeno un buon paio di volte, ossia: “belle scarpe. Sono comode?”. Questo perchè Paulie (il suo personaggio) da piccolo, sempre secondo il brillante script, ha avuto un incidente con un pony (un pony eh, un PONY) e si è rotto le ossa dei piedi, così lui ha sempre problemi con la comodità delle scarpe e quindi deve farsele realizzarr su misura. Per gli amanti di questo genere (come me) “A tutti i costi” è sicuramente da vedere, perchè intanto affronta anche una tematica grave (ma che purtroppo esiste) che affligge il mondo dello sport da molto tempo: gli steroidi. Poi vi regala un tris di attori già menzionati troppe volte che non troverete da nessuna parte e soprattutto, per l’ennesima volta ci sono le battute sceme del buon “Dice” Clay. Nella realizzazione, essendo stato girato e scritto da gente sicuramente non esperta e con davvero pochissimo talento (se non nullo), vi si trovano molte pecche e difetti, come ad esempio (per dirne uno dei principali) dei momenti che ci passano davanti in modo inspiegabilmente sbrigativo, ai quali siamo arrivati dopo minuti e minuti di insostenibile dialogo… il dialogo che, il più delle volte è davvero incessante e al limite del sostenibile. Le sparatorie sono girate in modo fin troppo “normale”, si traducono dunque in un “mah” generale, ma comunque ci sta. Le botte ci sono anche, ma il fattore che un pò punzecchia è il fatto che talvolta i combattimenti siano un pò discontinui, ma comunque hanno delle coreografie carine e “The Dragon” sfoggia abbastanza nei suoi calci “piroettanti”. Consigliato!

Scritto da Giuseppe Rocca [Filmaniac]