ANTROPOPHAGUS

In un’isola greca un uomo, diventato cannibale dopo essere rimasto senza viveri in un canotto in compagnia del cadavere della moglie, stermina una comitiva di turisti

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Titolo originale:  Antropophagus
Anno: 1980 I Paese: Italia
Regia: Joe D’Amato
Attori: Tisa FarrowSaverio ValloneSerena Grandi
 

Film maledetto, perseguitato dalla censura inglese (e non solo) per le numerose sequenze truculente, Antropophagus è considerato uno dei film più famosi di Aristide Massaccesi, basato su una sceneggiatura di Luigi Montefiori (aka George Eastman), il quale veste anche i panni del villain di turno, Klaus Wortmann (all’estero Nikos Karamanlis o Nikos Tanopoulos). Il film è ambientato su un’isola della Grecia (in cui all’inizio assistiamo al brutale omicidio di una coppia di tedeschi in vacanza) dove un gruppo di turisti si ritrova a fare i conti con un mostruoso ed efferato assassino cannibale. Si scoprirà che il folle maniaco apparteneva ad una ricca famiglia, i Wortmann, e impazzì dopo aver ucciso e divorato la moglie e il figlio, con i quali era rimasto bloccato da giorni su una barca in mezzo al mare aperto, sotto il sole cocente e senza viveri. Da allora, Wortmann è guidato da un animalesco istinto omicida e trucida chiunque incontri sul suo cammino. La trama è piuttosto semplice, ma ben architettata. Gli eventi narrati vengono disposti in maniera perfetta, non ci sono cadute di toni e il livello di tensione è sempre piuttosto alto, creando un buon climax ascendente. Si respira un’atmosfera cupa e opprimente, specialmente negli interni (in particolar modo nelle catacombe e nella stanza dei cadaveri nella villa dei Wortmann), contrapposta agli scenari naturali e soleggiati dell’isola. Massaccesi conferma ancora una volta il suo talento dietro la macchina da presa e dimostra di saper orchestrare un’ottima messa in scena del macabro con sapienti inquadrature e giochi di luce, riuscendo a creare inquietudine e suspense anche solo grazie a movimenti di macchina, illuminazioni parziali dei volti e particolari angolazioni della camera. Alla bravura tecnica e narrativa va aggiunta una componente gore non indifferente. La violenza è così brutale che non è per niente difficile immaginare quanto questo film sia stato preso di mira dalla censura, soprattutto per quanto riguarda la famosissima scena del feto strappato dal ventre (realizzata utilizzando un coniglio scuoiato comprato dal macellaio) o il finale con Montefiori che addenta le sue stesse interiora. In effetti anche solo pensare alla vicenda di un uomo che uccide e divora i suoi cari fa rabbrividire. Un personaggio interessante, anche se non tra le figure principali, è quello della sorella del mostro, la cui apprensione per il terrificante stato di pazzia omicida in cui è sprofondato il fratello e l’occultamento delle persone da egli massacrate vengono svelati tramite il diario trovato nella villa. E’ un personaggio intrigante, che sotto certi punti di vista ricorda un po’ la Iris di Buio Omega. Definire Antropophagus uno slasher è riduttivo e semplicistico, in quanto la coppia Massaccesi-Montefiori rimescola le carte del genere in questione e lo affronta in maniera molto personale, a partire dalla location europea e non americana (diversamente da quanto succederà con il successivo Rosso Sangue). Antropophagus è un vero e proprio capolavoro dell’horror moderno, diventato un’opera di culto tra gli appassionati dello splatter, omaggiato da registi come il tedesco Andreas Schnaas, autore di Violent Shit, il quale cita l’opera di Massaccesi in Nikos the impaler (non solo per quanto riguarda il nome e il look del mostro, ma anche in una scena che riprende il finale di Antropophagus) e ne firma un remake dal titolo Antropophagus 2000. Un film che ogni appassionato di film dell’orrore dovrebbe vedere.

Scritto da Alfredo Squillaro [Interzona]