ORGAN [sub ITA]

Due detective della polizia, Numata e Tosaka si infiltrano in un gruppo di traffianti di organi. Durante un raid all’ interno del nascondiglio dei malviventi le cose si fanno difficili, Numata riesce a scappare ma Tosaka, ferito, viene lasciato indietro. Numata e il fratello gemello di Tosaka cercano il poliziotto disperatamente, non sanno che è tenuto prigioniero da uno dottore folle ed omicida.

 

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Titolo originale: Orugan
Anno: 1996 I Paese: Giappone
Regia: Kei Fujiwara
Attori:  Kei FujiwaraKimihiko HasegawaNatsuyo Kanahama
 

Organ di Kei Fukiwara è un film decisamente atipico, un caso unico nella lunga proliferazione di film violenti giapponesi: ci ritroviamo davanti ad un film che apparentemente è un qualsiasi ultragore, ma con un’estetica surreale che rendono questa pellicola un’esperienza onirica: un film nasty con una regia malsana e malinconica, che innescano sensazioni lontane e contrastanti con visioni ricercate, e scelte sempre eleganti.  Capiamo chi è Kei Fujiwara per poter apprezzare al massimo questa incredibile esperienza: per chi non lo sapesse la Fujiwara è una regista di culto, famosa principalmente per essere stata la fidanzata dell’impiegato nel mitico Tetsuo-the Iron Man  (1989), primo leggendaria pellicola di Shinya Tsukamoto, con il quale comincia un sodalizio artistico nelle precedenti attività teatrali e poi ritorna ne “Le Avventure del Ragazzo palo elettrico” (1987) e in “The Phantom Of Regular Size” (1986) primi film di Tsukamoto sulla metamorfosi meccanica. In questa parentesi della sua carriera, la Fujiwara non ha svolto solo il ruolo di attrice, ma ha avuto una decisiva attività nella realizzazione del film: elaborando, fra le diverse cose, anche il concept dei leggendari costumi biomeccanici di Tetsuo (già per questo motivo è un’artista sensazionale).
Fortuna per noi la sua carriera non si esaurisce con Tsukamoto, ma è proprio come autrice di film che si imposta: autrice e non solo regista, giacché cura un po’ tutto l’aspetto estetico del film, fra montaggio e scenografia. Insomma un’artista a 360 gradi che ha influito nell’immaginario nipponico degli anni ottanta e novanta. Estremamente erotica, con un occhio visionario che riesce a rappresentare un gore eccessivo e brutale sotto una coltre onirica, un connubio quasi impossibile. Amo questa donna, per la sua bellezza e per le sue idee uniche, di una violenza e di una perversione per nulla scontate. Organ è sicuramente una condensazione unica di elementi eterogenei che si amalgamano in una omogeneità così coerente da risultare impressionante.  L’intera pellicola è sensazionale ma è nel finale che tocchiamo un apice allucinante, una escalation di violenza, perversioni, infezioni e amputazioni spesso condite da una sessualità anomala e ributtante.
Surreale come donna e sperimentale nella tecnica, Fujiwara risulta essere un elemento unico nell’arte.  Organ è un film imprescindibile per gli amanti del cinema nipponico underground eccessivo e sperimentale, una pellicola da riscoprire e da divulgare perché sommersa dall’immensa produzione nasty giapponese.

Scritto da Mario Rossi [Cinemerda]