SLIME CITY

Alex ingerisce lo “yogurth himalayano” e Il giorno dopo, Alex si sveglia ricoperto di una melma disgustosa, e scopre che, per tornare normale, deve uccidere un essere umano. È un ciclo inesorabile: il corpo di Alex comincia periodicamente a liquefarsi e lui è costretto a compiere un omicidio per tornare integro.

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Lingua:  SUB 
Sottotitoli a cura di Danny Bellone

Titolo originale: Slime City
Anno: 1988 I Paese:  U.S.A.
Regia: Gregory Lamberson
Attori: Craig SabinMary HunerT.J. Merrick 
 

Spassoso film di body melting a metà tra i film della Troma e un Polanski punk in acido, diretto da Gregory Lamberson, regista specializzato in horror a basso budget, nonchè scrittore di racconti e romanzi. Si possono notare influenze anche da opere come “The stuff- Il gelato che uccide” di Larry Cohen, “Horror in Bowery Street” di Jim Muro e qualche somiglianza anche con “Brain Damage- La maledizione di Elmer” di Frank Henenlotter, film in realtà girato pochi mesi dopo “Slime City” e che si avvale della presenza di Lamberson come assistente alla regia. Da buon melting movie, segue la scia di quell’horror viscerale puramente anni ottanta, tra schizzi di sangue e rivoltanti fluidi giallognoli, mescolando alchimia e orrore metropolitano, ironia e splatter. A discapito di quanto si possa pensare però, “Slime City” non è un film puramente derivativo, anzi è dotato di una propria originalità. La trama si arricchisce di particolari man mano che il film procede. Sì perchè il protagonista, Alex, non solo dovrà avere a che fare con i suoi strani vicini di casa, con i viscidi effetti dello yogurt himalayano (?!) e dello strano liquore creato dal malefico alchimista Zachary, ma anche con la maledizione di quest’ultimo che incombe su tutti i condomini. Lo slime del titolo è la melma giallastra che percorre il corpo del protagonista dopo essere stato contagiato, melma che scompare, per un periodo, solo accoppando qualcuno. Una volta che il ributtante fluido torna a colare copiosamente dalla fronte, Alex è costretto a uccidere ancora. Lamberson dimostra di avere una vera passione per il mezzo cinematografico, sa come intrattenere, divertire e disgustare lo spettatore, e nonostante tecnicamente il film non sia eccezionale, riesce a incuriosire per l’intera durata. Il mix di splatter, demenzialità e lerciume, accompagnato dalle citazioni sparse qua e là, fa sì che il film non annoi mai e si conquisti il titolo di cult. Lo splatter è accompagnato dall’ironia di fondo di tutta la pellicola, ironia che comunque non va a privare l’opera di momenti stomachevoli, questi ultimi resi tali dagli effetti speciali di Scott Coulter. Un’opera davvero singolare e divertente girata da un regista da riscoprire. Nel 2010 lo stesso Lamberson dirige un sequel/prequel del film, “Slime City Massacre”.

Scritto da Alfredo Squillaro [Interzona]