L’ULTIMA ODISSEA

Lo scoppio della Terza Guerra Mondiale, provocata da un improvviso lancio di missili con testate nucleari contro le più grandi città degli Stati Uniti, ha avuto conseguenze spaventose. La Terra, diventata in gran parte radioattiva, si è spostata dal suo asse ed è diventata semidesertica e ormai inabitabile. Tra i pochi sopravvissuti alla catastrofe ci sono il maggiore dell’aviazione Sam Denton e tre dei suoi uomini che, abbandonato il bunker dove sono rinchiusi, vanno in cerca di altri potenziali sopravvissuti.

 

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Titolo originale: Damnation Alley
Anno: 1977 I Paese: U.S.A.
Regia: Jack Smight
Attori:Jan-Michael VincentGeorge PeppardDominique Sanda
 

 

“L’ultima Odissea” è uno dei maggiori disastri economici del periodo per la 20th Century Fox che lo stesso anno ha la fortuna di rifarsi con un certo “Guerre Stellari”, un fatto che ha segnato il destino di una pellicola da allora poco ricordata ma piena di spunti interessanti e in anticipo su tutto il filone post-atomico successivo, esploso in modo definitivo solo negli anni 80. Il film ha dei problemi di resa negli effetti speciali, già ai tempi non giudicati soddisfacenti, si veda la sequenza degli scorpioni giganti dei primi minuti, un semplice e visibile(risibile) accostamento di immagini sovrapposte che dovrebbero restituire le dimensioni dei mostri mutanti, schivati da una moto in corsa guidata da Jan-Michael Vincent. Dopo decenni, l’ingenua scena appare quasi godibile nella sua estetica vintage.

La pellicola è stata rimontata e rimaneggiata negli effetti speciali, alla meno peggio, per riprodurre le aurore boreali radioattive e tentare di raggiungere un successo che non è mai arrivato, per compensare le carenze tecniche si è puntato sul vero elemento di forza di “L’ultima odissea”, ossia il blindato Landmaster che i protagonisti utilizzano per spostarsi nella “Damnation Alley”, da cui il titolo originale, il percorso verso una zona incontaminata. In realtà i Landmasters sono due ma da subito uno viene danneggiato irrimediabilmente nel corso di una tempesta di sabbia, una notevole sequenza tra i canyons spazzati da vortici di detriti. Il Landmaster è un vero automezzo con 12 ruote, alla produzione costato (si dice) ben 300.000 $ di allora, un blindato massiccio semi-articolato che può sfondare muri e reggere gli eventi atmosferici più estremi (nel finale forse si esagera), un piccolo rifugio fortificato contro le minacce esterne. Davvero bellissimo ed evocativo, basta vederlo sferragliare in una landa deserta per provare la sensazione di essere in un mondo selvaggio e in balia dell’incertezza. “L’ultima Odissea” è forse il primo film a imporre le scenografie desertiche come scenario post-apocalittico (c’è il precedente di “Andromeda” ma l’aspetto è meno evidenziato) , le locations principali sono sparse nei deserti di Arizona, Utah e California, una visione divenuta in seguito familiare non solo per gli amanti del genere.

Il filone post-apocalittico/fantascientifico ha in seguito riproposto l’utilizzo di automezzi fortificati per rendere il tutto più realistico e ravvicinato, dai mezzi rinforzati con i rostri della serie Mad Max, al blindato dei marines spaziali di “Aliens”, sino alle invasioni zombi affrontate con autoveicoli armati visti in “L’alba dei morti viventi”, “La terra dei morti viventi” o nel action-aftermath “Doomsday”, ecc. Alla regia Jack Smight reduce dai buoni successi di “Airport 75” e “La battaglia delle Midway” accusa il colpo, dopo il fiasco de “L’ultima Odissea” non si riprenderà mai veramente, nonostante non manchi di infondere un buon ritmo e belle sequenze di discreta tensione. Nella sequenza degli scarafaggi assassini può poco per mascherare le orde di insetti che avanzano sopra a dei tappetti rullanti (!), ma anche in questo caso la tensione funziona e non manca il divertimento.

Altra intuizione originale è la rappresentazione di una Las Vegas morta e sommersa dalle sabbie, qui i protagonisti interpretati da George Peppard, il famoso attore risulta scottato dall’esperienza flop di questo film, Jan Michael Vincent, l’anno dopo diviene un volto conosciuto per il ruolo in “Una notte da leoni”, e l’attore nero Paul Winfield (Terminator, Mars Attacks), indovinate che fine fa?, incontrano la sopravvissuta di Dominique Sanda e vivono il ricordo della civiltà perduta in una sala da gioco. Da notare come 30 anni più tardi “Resident Evil Extinction” riprenda le stesse locations del film, cosi come la sequenza dell’agguato a una stazione di servizio all’apparenza abbandonata. Insomma “L’ultima Odissea”, tratto da un libro di Roger Zelazny (oggi purtroppo introvabile), ha al suo interno numerose suggestioni servite e ricalcate in decine di opere successive, cosa che non si può dire per tutti i film. Piacevolmente scorrevole sin dal prologo, che se vogliamo è un antipasto di “War games” (1983), e con un finale bizzarro dai toni quasi biblici, “L’ultima Odissea” appare come un film da riscoprire.

Scritto da Dead Inside