SUPERMARKET HORROR

Ferdy e i suoi amici hanno deciso di fare una bravata, passare tutta la notte in un centro commerciale chiuso. Non sanno che ad attenderli ci sono dei robot della Secure-Tronics progettati per sorvegliare lo stabile. La situazione si scalda quando le macchine iniziano a dare di matto e a voler eliminare a tutti i costi gli intrusi.

 

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Titolo originale: Chopping Mall
Anno: 1986 I Paese: U.S.A.
Regia: Jim Wynorski
Attori: Kelli MaroneyTony O’DellRussell Todd
 

Jim Wynorski ha girato quasi un centinaio di film e la maggior parte della sua produzione è facilmente dimenticabile tra brutte versioni live di fumetti di culto (Vampirella), pessimi action pronti per Rai 2, e orribili film horror e e scifi dalle tette facili. Chopping mall (da noi Supermarket horror) non appartiene a queste categorie, fortunatamente, ed è una pellicola graziosa e splatter il punto giusto. D’altronde si tratta dell’opera seconda del regista, probabilmente ancora un giovanotto pieno di sogni e belle speranze, ben lontano dal disincantato mercenario delle produzioni usa e getta future. Il film può vantare il nome del grande Roger Corman come produttore esecutivo ed ha, nel suo plot, tutto lo scellerato genio dei film a basso budget anni 80 che tanto facevano grande le piccole produzioni del periodo. Fu girato al Beverly Center e alla Sherman Oaks Galleria (un centro commerciale nel distretto di Sherman Oaks) di Los Angeles con un budget di circa 800.000 dollari, una produzione non proprio da due soldi che fu nobilitata in Italia, sembra, anche di un’uscita sporadica al cinema ottenendo un crudele (e insensato) vietato ai minori di 18 anni (anche se sulla vhs è segnato come inedito ciematografico). La storia, folle e semplice, ha l’intuizione di mischiare il filone robot domestici alla Corto Circuito (il cui design dei Killbots è chiaramente ispirato) con quello degli slasher, quindi bodycount succoso di giovani coppie intente a far l’amore come nel più classico dei Venerdì 13. Probabilmente l’ambientazione del centro commerciale è mutata dal classico Dawn of the dead (Zombi) di George A. Romero, ma non manca comunque di una certa suggestione, merito della regia attenta e vivace di un Wynorski mai così capace.

Ma entriamo nel vivo della storia: un centro commerciale presenta alla stampa un progetto ambizioso, i Killbots, ovvero robottini capace di sparare raggi laser e strappare le viscere ai malcapitati ladri. Il creatore però calma gli animi: niente paura, le macchine, che presto si affiancheranno ai guardiani, programmate comunque per non uccidere, sono dotate di un sensore che non attacca i dipendenti, un lettore di tessere del personale. L’idea è un po’ scema, ma viene passata per geniale un po’ da tutti, anche se il centro commerciale è fortificato da porte fantascientifiche d’acciaio ed è impossibile l’intrusione di qualcuno, come spiegano alla conferenza. Intanto facciamo la conoscenza di un gruppo eterogenei di ragazzi, molto standarizzati, e che lavorano tutti nel grande magazzino. Uno di loro, ad un certo punto. ha la brillante intuizione di prendere le chiavi del  posto e fare un bel party, notte tempo, nel centro commerciale. Sfiga vuole che la stessa sera un fulmine cada sul generatore dei Killbots facendoli impazzire e distruggendo la tanto decantata capacità di distinguere buoni e cattivi, ma soprattutto facendoli diventare macchine di morte. E’ quella, naturalmente, la sera dai giovinastri in fregola per aprire le danze di Bacco e Venere, giusta completezza del quadro sfigoso. I Killbots uccidono per primo uno scienziato intento a guardare lascivo un paginone di Playboy: morsa alla gola, carotide strappata, sangue che esce dalla bocca copioso. E’ il primo di una non indifferente lista di morte che può vantare, tra le sue vittime, pure il mitico caratterista Dick Miller, volto dantiano visto in Gremlins: a lui spetta una fine abbastanza ingegnosa, acqua per terra e scarica elettrica da centomila volt. Nel frattempo, incuranti, i ragazzi si stanno dando da fare sotto le coperte mentre gli assessuati eroi del film, la ragazza più racchia del gruppo e un nerdissimo occhialuto, limonacchiano senza convinzione davanti a L’Invasione dei granchi giganti di sua maestà Corman in vhs. Solita regola pre Scream 4 che salva le verginelle dal mostro di turno, ampliata anche agli uomini, in un’idea di sesso abbastanza castratrice. Bisognerebbe capire poi perchè Jim Wynorski, con nel cast la bellissima Barbara Crampton di Re-animator e From beyond, la divina scream queen del nudo necrofilo del cinema horror, tettine deliziose e volto pulitino, abbia scelto come eroina una sorta di paperotto dalla bocca larga e il culo di piombo. Misteri della vita, magari chissà era la sua ragazza. Comunque dopo Dick Miller si aprono le danze: raggi laser sparati all’impazzata, teste fatte saltare come cocomeri, tettone sballonzolanti mostrate con gusto voyeuristico e inquadrature di culetti in lingerie quasi ipnotizzanti mentre i Killbots continuano a mietere vittime e dire la frase di rito “Grazie e buona giornata”. Il film non è privo di ironia, soprattutto nei dialoghi a volte così cretini da essere per forza voluti, (“Ti sto dietro” dice un ragazzo alla fidanzata sentendosi rispondere “Come sempre d’altronde”), ma anche frasi smagiasse di matrice action tamarra (“Facciamogli vedere a quegli stronzi chi è Rambo” “Ho visto 4 volte Il giustiziere della notte” “Mio padre era un marine”). Se sorvoliamo poi i pessimi effetti dei laser e, ci ripetiamo, lo spreco di Barbara Crampton, il film è davvero un gioiellino con invenzioni di regia, stronzaggini da B movie senza un domani (“Dividiamoci, mi sembra la soluzione migliore” come se Joss Whedonper Cabin in the wood dovesse prendere appunti) e caratterizzazioni dei personaggi penose (dopo aver visto morire i loro amici i ragazzi si preoccupano se devono dividere la spesa della birra ?!?).

Jim Wynorski, dopo un inizio non disprezzabile, si è focalizzato in una carriera di film orribili finendo in questi ultimi anni a girare la versione stronza dei moster movie anni 50, i vari Camel Spider (Cammelli incrociati geneticamente con ragni) e Piranhaconda (il figlio di una scopata tra una piranha dalle belle tette e un aitante Anaconda), guadagnandosi il diritto di combattere per il Trono di spade del cinema demmerda al pari di Fred Olen Ray o, il povero e a volte anche bravo, Uwe Boll.

Il cast principale invece, oltre la mai troppo decantata Barbara Crampton, ha solo giovani volti senza nessun futuro, a parte la racchia del film, Kelli Maroney, nota per lo zombesco e non disprezzabile La notte della cometa. Tra i tanti cammei importanti spicca la presenza di Paul Bartel, il mitico regista del Death raceoriginale, manifesto di un bis gagliardo americano di matrice cormanianaCerto che Supermarket horror ha dalla sua un gran ritmo e, anche a distanza di più di 25 anni, non risulta noioso nè datato. Di questo devono essersene accorti pure ad Hollywood dove è in preparazione il remake diretto da Robert Hall, regista dei due mediocrissimi Laid to rest. Secondo le sue parole la nuova pellicola “riproporrà la situazione di partenza di un gruppo di giovani amici intrappolati in un supermercato. La storia, però, sarà molto più cupa e devierà in direzione del soprannaturale”. Nell’attesa invitiamo tutti a recuperare questo gioiellino anni 80 glorificato da una vhs Domovideo, purtroppo nel solito formato fullscreen, ma dai colori nitidi e vivaci.

Scritto da Andrea Lanza [Malastrana VHS]