CONTAGIO 1992

Jake Spear (Gregory Fortescue) è la pecora nera di un piccolo paesino del Michigan. Il ragazzo è vittima di voci che attribuiscono a lui la responsabilità di aver appiccato il fuoco che ha ucciso i propri genitori. Un fatidico giorno un’ alluvione si abbatte sull’ intera zona, l’ intera cittadina è sgomenta davanti a questa calamità inspiegabile per cui le persone vengono vaporizzate se a contatto con determinate superfici. Mentre il Dr. Anthony King (Steve Dixon) cerca una cura, propone ai suoi concittadini di ricoprirsi di plastica. Ben presto la popolazione si divide in due fazioni e inizia una guerra fratricida.

 

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Titolo originale: The Carrier
Anno: 1988 I Paese: U.S.A.
Regia: Nathan J. White
Attori:  Gregory FortescueStevie LeeSteve Dixon 
 

Vorrei sempre di più evitare la mia consueta polemica sui titoli italiani affibbiati alle pellicole straniere che seleziono, ma quando mi titolano un film Contagio 1992 quando il titolo originale è The Carrier (il portatore, o il più appropriato l’ untore) i miei attributi subiscono all’ improvviso una maggiore forza di gravità. Non tanto per il concetto del contagio che è effettivamente presente nel film, ma quanto per il numero 1992! Mettiamo caso che il film, che è dell’ 88, sia arrivato in Italia solamente nel 1992 in VHS, suppongo che la mossa di mettere l’ anno corrente sia un disperato tentativo commerciale di comunicare una sorta di: “Ommiodio il contagio è qui, adesso!”. Dico questo perchè solitamente tutte le date inserite nei titoli si riferiscono a periodi futuri come ad esempio 2019: Dopo La Caduta di New YorkI guerrieri dell’anno 2072… Non sapremo mai il vero motivo, rimango comunque sempre sgomento davanti a questi sabotaggi insensati. Ma andiamo avanti poichè di cose da dire su questo film ce ne sono parecchie. Premetto che l’utilità di questa recensione è dirvi di non guardarlo assolutamente. Tutte le abominazioni nella sceneggiatura come un sedicente bigfoot, un’ abbondante pioggia chiamata alluvione, una truce / macchinosa / assurda / stupida storia di profitti legata al terreno dei genitori del protagonista, questo morbo venuto da nessuno sa dove che funziona in un modo mai ben chiaro, sono tutti e dico tutti dei pretesti per mettere in scena l’ ultima fase della pellicola: dei cretini vestiti con sacchi della spazzatura che si scannano tra di loro con armi da taglio e gridano in maniera scomposta. Proprio durante queste scene caotiche di massacro e delirio la versione italiana ci regala un doppiaggio veramente raro e suggestivo se si considera che non stiamo parlando di un film porno doppiato degli anni ’80 (quelli pieni di “Ah! Si! Dai Dai!” in loop). Delle urla a caso composte, come se i doppiatori facessero aperitivo durante la registrazione (probabilmente l’aperitivo fu il compenso per la sessione di doppiaggio). Attenzione perchè questo film non è un film comico, il numero dei morti ammazzati è relativamente alto e le morti relativamente cruente e potenzialmente grafiche tuttavia noi non le vediamo perchè sono nascoste in malo modo! Menzione particolare per i dialoghi surreali come quando esce fuori un “o gatti o morte!” , succede quando le persone si uccidono per avere dei gatti. La colonna sonora con concerti di fiati e archi a bassissimo volume ricordano molto quei film dozzinali anni ’80 usati esclusivamente per rimpinzare il catalogo Troma, e chi è esperto sa di che cosa sto parlando. Chi non è esperto si fidi di questa parola: immondizia. Se esiste una giustizia divina ha fatto si che il regista Nathan J. White si cimentasse in questa unica impresa registica per tutta la durata della sua vita.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo