DEAD GIRL WALKING

Una ragazza di nome Sayuri è dichiarata clinicamente morta. Con tanto di certificato di morte. La sua famiglia non si dà pace, ma anzichè aiutarla, la trattano come se fosse un demonio. Cercano di farle del male ma lei riesce a scappare, perdendo pezzi qua e là. Si perchè dopo il pallore cadaverico, ecco che inizia la decomposizione.

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Lingua: SUB

Titolo originale: Za Hora Kaki Gekijo: Kaki! Shinin Shojo
Anno: 2004 I Paese: Giappone
Regia:  Kôji ShiraishiKazuhiro Yokoyama
Attori:  Ayaka MaedaMoe KarasawaYoshiyuki Morishita 
 

Mediometraggio televisivo (appartenente a una serie curata da Hideshi Hino) è un piccolo film dell’orrore che testimonia la sagacia e l’intraprendenza del cinema nipponico nel trattare argomenti anche scabrosi sul piccolo schermo, senza timore di ingerenze buonistiche e psudomoralistiche.

Sebbene sia considerata deceduta dal medico legale, la giovane Yuri continua a vivere. Mentre il suo corpo va in decomposizione, è costretta a fuggire dai familiari che vorrebbero seppellirla in maniera definitiva. Dopo svariate disavventure, fra le quali uno scontro all’ultimo sangue con i suoi, troverà la risolutiva pace ai piedi dei suoi amatissimi fioriBizzarro racconto dell’orrore, costruito su una tematica sfruttata anche da celebri scrittori (vedi Robert Bloch e il suo The Dead Don’t Die! Pubblicato sul numero di luglio 1951 della rivista Fantastic Adventures) nel quale la bontà registica di Kôji Shiraishi (poi autore del cruentissimo Grotesque, 2009) ha pieno modo di esibirsi.

L’immagine è divisa tra colore e bianco-e-nero, a seconda dello stato della sua protagonista, mantenendo in equilibrio certi passaggi decisamente “splatter” a altri ricchi invece di sentimento, senza quasi mai scadere nello zuccheroso o nel ridicolo. È un film sulla disperata volontà di non morire, di sopravvivenza a tutti i costi (una tematica che sembra sempre presente nelle pellicole di questo cineasta nipponico, e che tornerà prepotentemente in Grotesque) ma anche di sfascio dei rapporti interpersonali all’interno di una società dominata da cinismo e convenzioni (in un’ottica quasi opposta all’ironico racconto di Bloch) che ha nel lirismo finale una conclusione forse troppo sensazionalistica per una vicenda marcata da una profonda amarezza.

Recensione da Horror.com