YETI – LA LEGGENDA CONTINUA

Un professore di antropologia (interpretato dallo stesso regista Charles B. Pierceraggruppa due ragazze incompetenti e il suo assistente per una spedizione nell’ Arkansas alla ricerca della misteriosa bestia antropomorfa di Boogie Creek.

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Titolo originale: The Barbaric Beast of Boggy Creek, Part II 
Anno: 1984 I Paese: U.S.A.
Regia: Charles B. Pierce
Attori:  Charles B. PierceCindy ButlerChuck Pierce Jr.
 

Questo film ha rappresentato per me una prova durissima. Sappiate che se non ci fosse stato questo sito di recensioni non ce l’avrei mai fatta a finire di vederlo tutto intero, ma ho resistito per voi e mi sono immolato alla causa. Tutto questo per dirvi che questo film non è solo una noia incredibile, sembra fatto apposta per esserlo! La prima cosa che non va di certo è il titolo. Non siamo in presenza di nessun yeti, ma di una specie di bigfoot, che non è neanche il bigfoot ufficiale, è un bigfoot tarocco fino al midollo (per chi non lo sapesse, lo yet è l’ uomo delle nevi, invece il bigfoot gira per i boschi). La seconda cosa è che questo film non è altro che un sequel di The Legend of Boggy Creek, MAI uscito in Italia!. E quindi perchè fare una versione italiana del sequel senza quella precedente? Un disastro. Il film è una specie di diario dI questo professore perdigiorno (interpretato dal povero Charles B. Pierce, sarà una scielta o ha fatto fatica a trovare pazzi com lui?) che parla sopra le immagini e questi 4 inetti dei suoi collaboratori che non hanno idea di cosa fare e come farlo. Girano a vuoto e il massimo dell’emozione è quando incontrano un cane rabbioso. Durante questo loro estenuante bighellonare siamo di tanto in tanto puniti severamente da fastidiosi flashback che si insinuano nei nostri nervi grazie ad un magico effetto ottico “appannato”. I flashback maledetti raffigurano avvistamenti del gorillone che cammina in posizione semi-eretta, cose penose che servono solo ad allungare il brodo. Adesso scrivo il finale, non si può gridare allo spoiler perchè non penso che realmente nessuno arrivi alla fine di questo film, quindi lo dico a cuor leggero: alla fine il mostro non muore neanche e non ci possiamo neanche sentire in colpa in quanto distruttori di ciò che non capiamo. Che palle.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo