SU SU PER LA SECONDA VOLTA VERGINE [sub ITA]

 

Sulla terrazza di un palazzo, un ragazzo assiste allo stupro di una giovane. La mattina dopo, sono ancora lì: lei vorrebbe morire, lui le canta una canzone. Cominciano a parlare. La vita continua?

 

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Titolo originale:Yuke yuke nidome no shojo
Anno: 1969 I Paese: Giappone
Regia: Kôji Wakamatsu
Attori: Mimi KozakuraMichio AkiyamaYôko Yamamoto 
 

 

 

Riuscire a descrivere il degrado morale della società in poco più di un’ora. Metterci dentro solitudine, rassegnazione, violenza, abusi, immoralità, ferocia, sesso e  morte. Lo ha fatto Kōji Wakamatsu (若松孝二) con il suo Go, Go, Second Time Virgin (ゆけゆけ二度目の処女 Yuke Yuke Nidome no Shojo), girato in soli quattro giorni nel 1969, con un budget ridottissimo, su un set ristretto quale può essere il tetto di un palazzo di sette piani, uguale a tanti altri, nella periferia di Tokyo.
E’  su questo tetto che viene trascinata e stuprata da un gruppo di teppisti la nostra protagonista, Poppo (interpretata da Mimi Kozakura). Ma non è lo strupro la vera violenza che subisce Poppo. Lo strupro è solo un passaggio obbligato che si ripete nel destino della giovane. “E’ la seconda volta che vengo stuprata. Anche mia madre fu stuprata da una gang, e da quello stupro nacqui io” dice Poppo ad un certo punto.

La vera violenza espressa dal lavoro di Kōji Wakamatsu è la negazione dell’essere umano. “Le lacrime che le donne versano? Quali lacrime? Quale tristezza? Non sono una donna. E non sono triste…neanche un po’. Io non piango. Non sono mai triste… Io… Io non sono per niente triste. Vaffanculo. Vaffanculo” dice Poppo guardando verso la telecamera, rivolgendosi non più ad un personaggio della storia narrata dal film, ma direttamente allo spettatore, accusandolo in sostanza di essere lui stesso colpevole per quanto di male le è capitato.

Spettatore dello strupro è Tsukio (Michio Akiyama), un adolescente che vive nello stesso edificio. Uno spettatore apparentemente compiaciuto e forse eccitato dalla scena, ma che in seguito rivelerà tutt’altra anima. Sarà proprio a Tsukio che Poppo si rivolgerà la mattina seguente quando, al suo risveglio, se lo ritroverà accanto.  Tsukio, si scoprirà, condivide con la giovane lo stesso trauma in quanto vittima anche lui di recente abuso sessuale di gruppo. La reazione di Tsuiko alla violenza è diametralmente opposta a quella di Puppo: mentre quest’ultima chiese ai suoi carnefici prima, e a Tsuiko poi, di ucciderla e di porre fine alla sua sofferenza,  Tsuiko pose fine alle vite lussuriose dei suoi aggressori, in un’inaspettata orgia di sangue e violenza.
Dal punto di vista stilistico Go, Go, Second Time Virgin è interamente girato in bianco e nero con pochi brevi inserti a colori in cui vengono descritti gli avvenimenti del passato. Evidentemente il regista ha inteso sottolineare in questo modo l’importanza di tali avvenimenti, indicandoceli come vera chiave di lettura della narrazione. La durata e la trama fanno pensare ad un Pinku Eiga con stupri e violenza, ma il film è molto di più: una piccola opera d’arte del cinema giapponese anni ’60.  Un’accusa diretta al declino morale della società.Violenza, alcool e droga. Il suicidio di una generazione.
Puppo e Tsukio sviluppano una sorta di amicizia nel corso del film. I racconti delle loro comuni esperienze via via avvicinano i due protagonisti. Le loro conversazioni spaziano dai grandi tempi sul senso della vita e della morte al desiderio di venire uccisi, all’impossibilità di poter condurre una vita normale. Puoi stuprarmi se vuoi. Non posso farlo. Sei impotente? No! E allora perché? Mi sono appena lavato. L’ombra del suicidio aleggia continuamente per tutta la durata della storia. Pensi che tu possa uccidere te stesso saltando? Non lo so. Io non vorrei morire. Probabilmente è una sensazione orrenda quella che si prova cadendo prima di colpire il terreno. Ho 17 anni, mi butterò da qui quando ne avrò 20. Un mio amico si gettò da qui. Ci vollero tre secondi. Neanche il tempo di sbattere le palpebre. Il ritorno in scena del branco segna l’inizio di una nuova fase. Questa volta Puppo e Tsukio sono diversi, ciascuno ha avuto modo di guadagnare qualcosa dall’altro e questo qualcosa è una nuova speranza, la possibilità di prendere il controllo del proprio destino. Ma, se esiste un destino, fino a quanto è possibile controllarlo? Entro quali limiti, intendo?  Siamo quello che siamo, dopotutto. Abbiamo forse il potere di controllare le piccole cose ma c’è un disegno superiore, al quale siamo stati assegnati al momento della nostra nascita, dal quale non possiamo evadere.
Indimenticabile il finale che mozza il fiato. Go, Go, Second Time Virgin è da vedere assolutamente.
Recensione da Obsidian Mirror