IL GRANDE GABBO [sub ITA]

 

 

Gabbo è un ventriloquo che si esibisce insieme al suo pupazzo. La sua tendenza all’egocentrismo si rende più manifesta e arriva a sfiorare la follia man mano che il pupazzo diventa il suo unico mezzo di espressione.

 

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Titolo originale: The Great Gabbo
Anno: 1929 I Paese: U.S.A.
Regia: James CruzeErich von Stroheim (non accreditato)
Attori: Erich von StroheimDonald DouglasBetty Compson 
 

 

 

“The Great Gabbo-Il Grande Gabbo” diretto nel 1929 da James Cruze,
devo dire che non mi è dispiaciuto. La storia racconta che Gabbo,è un ventriloquo che,
insieme al suo pupazzo Otto,lavora nel vaudeville. Lui è un egoista,egocentrico e pieno di sé,
e tratta male la sua assistente,la giovane Mary che lo sopporta per le sue manie e fissazioni.

Una sera però,durante il numero,fa cadere il vassoio in scena, e questo incidente provoca le ire di Gabbo che, in camerino,sgrida la ragazza e la mortifica, costringendola a lasciare il lavoro.

Dopo due Anni,Gabbo è diventato “Il Grande Gabbo” e ha fatto fortuna a Broodway,e si trova a lavorare in una rivista, e in un ristorante ritrova Mary che è insieme al suo nuovo partner,Frank.

Gabbo dato che si trova a lavorare nella stesso spettacolo spera che Mary tornerà a lavorare per lui,anche per la contentezza di Otto,e un giorno,in un caffè, Mary e Gabbo si parlano attraverso Otto.

Il ventriloquo da lì si rende conto di amare la ragazza. Però Mary gli nasconde un segreto,che dopo detto, lo sconvolgerà. Il Film prodotto fu prodotto da James Cruze per la sua casa di produzione,la James Cruze Productions, distribuito dalla Sono Art-World Wide Pictures, ed il soggetto è tratto da “The Rival Dummy” di Ben Hecht, che era tra più noti sceneggiatori di Hollywood di allora, e dove in cabina affidano la regia a James Cruze, che aveva sperimentato vari generi e stavolta si trovava a dirigere una pellicola del primo sonoro americano,dove narra la storia di un ventriloquo,che ha un brutto carattere e parla al pupazzo come una persona vera,ed è interpretato dall’Attore-Regista Erich von Stroheim,che da una interpretazione memorabile perché all’inizio comincia che è un arrogante,pieno di sé e superstizioso, e non gli va bene niente di Mary,poi cambia verso di lei quando la rincontra e diventa gentile ripetendo le parole che gli aveva detto prima di averla cacciata.

Lui ha due anime contrapposte la sua arrogante, e l’altra che gli è la incarna il pupazzo Otto,
e il regista si incentra su loro e Mary che per una caduta di un vassoio in scena viene cacciata e gli dice: “Quello che uno semina….raccoglie!”, e lui se lo ricorderà dopo.

Bisogna dire che Mary è una ragazza dolce che all’inizio si capisce che lo sopporta
da due anni e accudisce lui e Otto, ma poi gli farà illudere di tornare ma sarà il suo partner a digli di dire una cosa che gli tiene nascosto,interpretata dalla splendida bionda
e brava Betty Compson,all’epoca moglie del regista che interpretò dopo
“Il signore e la signora Smith” di Alfred Hitchcock,al fianco di Carole Lombard
nel 1941.

All’epoca poco dopo l’avvento del sonoro si tendeva a musicarli i Film,ed era
una rivoluzione per allora,e infatti qui si miscela la Commedia,il drammatico
e appunto il Musical e devo dire che la parte della rivista io l’ho trovata troppo
lunga,ma capisco anche le esigenze di allora,però così si va a perdere
l’interesse,e solo al gran finale per il gesto clamoroso di un Gabbo sconvolto si ravviva.

Nel Cast diretto bene figurano anche:

Donald Douglas-Marjorie Kane-Marbeth Wright-
John F. Hamilton-Helen Kane e Harry Ross.

Invece nel reparto tecnico segnalerei la splendida Fotografia in bianco
e nero di Ira H. Morgan,i belli effetti speciali di Barney Wolff,le scenografie di Robert E. Lee
e i costumi di André-ani,che ci regalano una buona messa in scena.

In conclusione un Film medio, ma comunque affascinante per il personaggio
di Gabbo che tratta Otto come una persona vera e che poi sarebbe la sua coscienza
che parla,e ci porta dentro una situazione che lo porterà nel suo vortice della confusione,
fino a un finale per nulla consolatorio, un pezzo antico di Cinema da riscoprire
che solo Enrico Ghezzi poteva tirarlo fuori.

Recensione da Filmscoop.it