MONDO SENZA FINE

 

Dopo aver effettuato i rilevamenti necessari per studiare la possibilità di una colonizzazione di Marte, l’astronave XRM si accinge a riprendere la rotta per la Terra quando un’improvvisa accelerazione manda in tilt le strumentazioni di bordo e getta in stato di incoscienza il suo equipaggio. Riavutisi dallo stordimento, i quattro astronauti scoprono di essere atterrati su un pianeta dall’atmosfera moderatamente radioattiva ma adatta alla vita umana, popolato da feroci trogloditi e spaventosi ragni giganti, dove tra le montagne innevate si apre una valle che custodisce i resti di quello che somiglia in tutto e per tutto ad un cimitero terrestre. Il mondo che li circonda è tanto familiare quanto sconosciuto, e per il dottor Galbraithe non esiste che una spiegazione: l’astronave ha superato la barriera del tempo ed è tornata sulla Terra in un imprecisato futuro.

 

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Titolo originale: World Without End
Anno: 1956 I Paese: U.S.A.
Regia: Edward Bernds
Attori: Hugh MarloweNancy GatesNelson Leigh.
 

 

Come molti film di fantascienza degli anni ’50, anche questo non sfugge all’inesorabile giudizio del tempo. La sceneggiatura si dibatte tra incredibili ingenuità, somiglianze sospette (il nome dell’astronave XRM chiama alla mente RXM Destinazione Luna) e i bellicosi primitivi, insieme con i ragni giganteschi (che pure all’epoca dovevano turbare i sogni di molti adolescenti), oggi, desterebbero soltanto ilarità. La tensione del racconto è diluita dal solito intermezzo sentimentale (in questo caso, la relazione tra Deena, la ragazza del mondo esterno adottata dalla gente di Timmek, e il più aitante dei cosmonauti) e dalla presenza di un traditore (il consigliere geloso di Deena), ma, nel complesso, il film rinnova gli schemi dell’avventura spaziale in voga in quel periodo, proponendosi, almeno nelle intenzioni, come originale rielaborazione del racconto The Time Machine di H.G. Wells. Lo spunto del salto nel tempo – pur lontano ancora dalle soluzioni problematiche degli anni ’60 (ad esempio, Il pianeta delle scimmie) – la descrizione del mondo futuro diviso, l’implicito allarme su una tecnologia bellica autodistruttiva, sono tutti elementi interessanti: il vero difetto è la regia di Berns che, pur avendo a disposizione un budget consistente e un cast di buoni professionisti, si limita a giocare sugli stereotipi, affinando le armi in vista del più farsesco La Regina di Venere.

Recensione da MyMovies

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