NAPOLI… LA CAMORRA SFIDA, LA CITTA’ RISPONDE

A Napoli l’organizzazione criminale di Rampone, per mezzo di un drappello di scagnozzi capeggiati da Vito, impone a piccoli industriali e a commercianti onerosi pagamenti. Don Francesco Gargiulo, proprietario di un arsenale, tenta di opporsi ma viene piegato da Vito che rapisce suo figlio Marco e ne violenta la fidanzata Maria. Marco, assetato di vendetta, per mezzo di alcune fotografie scattate mentre i malviventi compiono le loro gesta criminali, permette al commissario De Stefani di inchiodare i colpevoli e di costringere le vittime a firmare la denuncia a loro carico. Rampone, però, assolda il terribile killer François e, impone così ai negozianti di ritirare le deposizioni.

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Titolo originale: Napoli…La Camorra Sfida, la Città Risponde
Anno: 1979 I Paese: Italia
Regia:  Alfonso Brescia
Attori:  Mario MerolaAntonio SabatoJeff Blynn
 

Il trio formato da Alfonso Brescia, Mario Merola e Ciro Ippolito batte il ferro finchè è caldo e sforna un’altra pellicola appartenente al genere poliziottesco, superando i livelli del precedente “I contrabbandieri di Santa Lucia”.
Si narra del giro di racket di protezione gestito dal boss Rampone e dal suo braccio destro, il siciliano Vito Santoro. Tra le vittime del racket c’è il proprietario di un cantiere, tale Francesco Gargiulo, uomo dal passato burrascoso, che col sudore è riuscito a conquistare una posizione.
Gargiulo in principio si oppone alla richiesta di soldi della banda di Santoro, ma questi lo puniscono danneggiando il suo cantiere, stuprando la ragazza del figlio e successivamente facendo impazzire quest’ultimo iniettandogli una dose letale di droga dopo che il giovane era riuscito ad incriminare i delinquenti grazie a delle foto. Gargiulo, distrutto dal dolore e deluso dall’inefficienza della polizia e della magistratura, decide di riunire le altre vittime del racket e mettere in atto con loro una vendetta ai danni dei camorristi.
Torna lo scontro tra l’ umano troppo umano Merola e un cattivissimo fino al midollo Antonio Sabàto, scontro che si chiuderà epicamente al cimitero delle Fontanelle con la dipartita del siciliano, sventrato dal protagonista con grande un crocifisso.
Il film potrebbe ricordare un po’ il capolavoro di Castellari, “Il grande racket”, ma è una somiglianza dovuta alla tematica affrontata e agli eventi ad essa legati. Per il resto il film di Brescia segue un binario autonomo, regalandoci delle scene davvero ottime come quella al manicomio, con il figlio di Gargiulo impazzito, o lo stupro della ragazza di quest’ultimo, sequenza in cui la violenza è suggerita ma comunque fastidiosa. Sabàto in questo film è davvero spregevole nella sua interpretazione, si aspetta con ansia il momento catartico in cui tirerà le cuoia in malo modo (un colpo di pistola sarebbe stato troppo poco).
Anche Merola ci offre una buona prova attoriale,rendendo palpabile la personalità benevola dell’uomo mite, che ne ha passate tante e che ama i suoi cari più di ogni altra cosa al mondo. E’ struggente la rappresentazione del suo dolore in seguito alla visita al figlio. Allo stesso tempo, il cantante-attore napoletano ci regala delle perle tra l’epico e il comico come nella scena della scazzottata al cantiere (“Facitev sotto, scurnacchiati”).
A stemperare la violenza e i toni drammatici (a volte in maniera troppo brusca e quindi interrompendo un buon climax) abbiamo i siparietti comici di Lucio Montanaro.
Nel film compare anche il produttore e sceneggiatore Ciro Ippolito nei panni del giornalista Perez.
Affrontando la tematica del racket, Brescia mette in scena una problematica molto sentita a Napoli, come in altre città d’Italia, e il desiderio di riscatto dei cittadini vessati da tale piaga.
Musiche curate come sempre da Eduardo Alfieri, che qui ricicla alcuni pezzi della colonna sonora de “I contrabbandieri di Santa Lucia”.
Sicuramente il miglior film della brigata Brescia-Merola-Ippolito, consigliato agli estimatori del poliziottesco e dei crime movies.

Scritto da Alfredo Squillaro [Interzona]