LA VERGINE DI NORIMBERGA

Mary, giovane moglie americana di Max Hunter, giunge per la prima volta sul Reno, al castello nobiliare della famiglia del marito. La stessa notte del suo arrivo scopre con orrore il corpo martoriato di una giovane cameriera, rinchiuso nell’antico strumento di tortura denominato la “Vergine di Norimberga”, ed invano il marito, la vecchia governante, il maggiordomo, ed il custode del Museo tentano di convincerla che si è trattato di un incubo notturno. I nervi della giovane donna vengono messi ancora a dura prova da nuove terrificanti scoperte…

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Titolo originale: La Vergine di Norimberga
Anno: 1963 I Paese: Italia
Regia:  Antonio Margheriti (accreditato come Anthony Dawson)
Attori:  Rossana PodestàGeorges RivièreChristopher Lee
 

Classico del cinema gotico che sposa atmosfere da ghost story alla Poe e thriller. Cast di tutto rispetto, anche se non sfruttato al massimo delle sue potenzialità. Christopher Lee è costretto a rimanere in disparte e ricopre solamente un ruolo da comprimario, anche se la sua sola presenza ha la forza di richiamare alla memoria la Hammer ed il suo carico di fantastico. Protagonista principale è invece la stessa moglie di Margheriti, Rossana Podestà, impegnata ad esplorare tutti gli anfratti e le segrete dell’umido castello alla ricerca del marito diegetico.Belle le atmosfere, l’ambientazione ed i colpi di coda capaci di portarci fuori strada facendoci perdere la direzione, come se ci trovassimo dentro il labirinto inseguiti dal mostro di turno. Vicoli ciechi, passaggi segreti, narrativi e non. Niente da invidiare al cinema d’oltre mare. Sicuramente non è il primo film in assoluto a portare in campo la lettura di un’eredità nazista percepita come ferita aperta nella carne di chi ha vissuto quel terribile periodo (vedi anche the black cat di Ulmer), ma si dimostra capace comunque di far percepire i vecchi, cari, soliti e pesanti peccati dei padri come macigni gravare sulle spalle dei figli.Dopo aver visto questo La vergine di Norimberga non ho potuto esimermi dal domandarmi se Margheriti leggesse Capitan America, e quanto ci abbia tratto invece ispirazione Zampaglione per il suo Shadow.

Recensione di Dottor K. [Splattercontainer]