PROFONDE TENEBRE

Miguel, un giovane dal volto orribilmente sfigurato, ad una festa in maschera violenta una ragazza, poi la sfregia con un paio di forbici. Viene rinchiuso in manicomio per cinque anni, ed in seguito viene rilasciato, a patto che vada a vivere con la sorella Manuela, affinché si prenda cura di lui. Si trasferisce quindi in Costa del Sol, dove Manuela lavora in un collegio femminile. Qui, l’attenzione di Miguel viene catturata da Angela, una delle allieve, e comincia a seguirla ovunque. Un giorno, però, il sentimento represso per la sorella riprende il sopravvento, e il ragazzo la supplica di riprendere la loro relazione incestuosa. Quando lei gli dice che è impossibile, perché nessuno potrebbe capire il loro amore e che una storia tra loro due potrebbe concretizzarsi solo qualora riuscissero a sbarazzarsi di tutte le persone intorno a loro, nella scuola cominciano ad avvenire sinistri omicidi…

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Titolo originale: Die Säge des Todes
Anno: 1981 I Paese: Spagna / Germania
Regia: Jesús Franco
Attori: Olivia PascalChristoph MoosbruggerNadja Gerganoff 
 

Nel 1981 lo slasher ha ormai preso piede ed è tra i sottogeneri più gettonati. Proprio in quell’anno escono film come “The Burning”, “Evilspeak- La promessa di Satana”, “Rosso Sangue”, “Nightmares in a damaged brain”, “Madhouse (aka “There was a little girl”), “Don’t go in the woods” e, appunto, “Profonde tenebre (aka “Bloody Moon”), che assieme ai titoli appena citati finisce nella prima lista dei video nasties, i film che furono perseguiti dal governo inglese.
“Profonde Tenebre” è diretto dal prolifico Jess Franco, regista anarchico come pochi, autore di centinaia e centinaia di film dei generi più disparati, spesso mescolati tra loro nella stessa opera (soprattutto l’erotico e l’horror, si pensi a “Vampyros Lesbos”).
Per questo film, Franco, adotta un’impostazione da slasher all’americana, mantenendo comunque una certa morbosità tipica del suo cinema (si veda il rapporto incestuoso tra Mark e la sorella Mandy). Le fonti di ispirazione sono quindi gli slasher made in USA, ma si nota anche un ammiccamento al cinema di Dario Argento e al thrilling italiano.
Il film è ambientato in un collegio femminile dove cinque anni prima un ragazzo sfigurato, Mark (in Italia si sono sbizzarriti a modificare i nomi di alcuni personaggi rendendoli meno europei: da Miguel a Mark, da Manuela a Mandy, ecc…) aveva ucciso una ragazza con cui aveva cercato di approcciare, e che questa, spaventata dalla sua deformità, lo aveva respinto. Mark viene dimesso dal manicomio e affidato alla sorella. I due vivono con la zia, proprietaria dell’intero, splendido, campus. Iniziate le lezioni, un folle omicida comincia a decimare un gruppo di studentesse.
Trama piuttosto semplice e lineare, ma non priva di interesse, anche se Franco non riesce a mantenere un ritmo costante per tutta la pellicola. Dopo un buon inizio, il film perde quota lentamente, ridestando l’attenzione sporadicamente (scoperta del rapporto incestuoso tra Mark e Mandy, omicidio di Eva), salvo poi riprendersi nella mezz’ora finale in cui assistiamo ad un crescendo di sangue e tensione accompagnato da un’atmosfera malata.
Franco ci regala numerose sequenze splatter, alcune delle quali davvero originali (la lama del coltello che fuoriesce dal capezzolo, la ragazza decapitata con l’enorme sega circolare), nonchè una scena che lascia davvero attoniti nonostante non venga mostrata una goccia di sangue: la morte di un bambino, investito dal serial killer. Nel finale, dopo aver compreso l’intrigo che c’è dietro ai brutali omicidi, Franco trova anche l’occasione per citare “Psycho”, per poi chiudere il film con una splendida inquadratura dotata di un romanticismo struggente, e poco importa se stona con l’impianto “americano” dell’opera, il tocco anarchico e sovversivo di Franco riesce a far collimare le due cose.
Quello che può annoiare, a lungo andare, è la colonna sonora simil-Pink Floyd un po’ troppo ripetitiva, che in alcuni casi (come nell’inquadratura finale) è perfetta, altre volte risulta invece insensata (a proposito, a Franco fu detto dai produttori che le musiche sarebbero state composte davvero dai Pink Floyd). Intrigante invece è l’accompagnamento musicale nelle scene di tensione e negli omicidi.
La fotografia in alcune scene è curata veramente bene, inoltre i colori del paesaggio della Costa del Sol sono stupendi. La regia fa il suo dovere, ogni tanto, come già detto, c’è qualche caduta di ritmo, ma Franco riesce a riprendere in mano la situazione (insomma, non si parla di un novellino dietro la macchina da presa), dando prova del suo talento visivo in numerose inquadrature e nei bei movimenti di camera.
Sicuramente non il miglior film di Franco, ma consigliato comunque agli appassionati di slasher e di horror in generale, in quanto, nel complesso, è un’opera dignitosa. Poi l’aura di nasty movie gli conferisce un punto in più e sicuramente alimenterà l’interesse dei fan delle pellicole brutte, sporche e cattive.

Scritto da Alfredo Squillaro [Interzona]