DEVILMAN: LA GENESI

Akira Fudo è un ragazzo timido, dileggiato a scuola dai suoi coetanei perché un nerd imbranato con le femmine. Per fortuna che c’è una sua spasimante, la bella Miki Makimura, una gran figa, che vede in Akira un ragazzo beneducato e dai sani principi, cosa questa difficile da trovare nei ragazzi che frequentavano la loro scuola. A un tratto arriva Rio Asuka, amico di vecchia data di Akira, che ha passato un inferno: suo padre infatti, un ricercatore molto famoso, si è suicidato cospargendosi di benzina, non si sa per quale imprecisato motivo.

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Titolo originale: Debiruman: Tanjo Hen
Anno: 1987 I Paese: Giappone
Regia: Umanosuke Ida
Attori:  Shô HayamiAlan MarriottYû Mizushima
 

 

Nel 2019 anche i sassi conoscono (è quello che mi auguro) la magnifica opera del maestro Go Nagai “Devilman”, ristampata in Italia ormai più di 4 o 5 volte in vari formati ed edizioni. I più maturi di noi invece se lo ricordano quando il demone umano Akira Fudo era bluastro e sfrecciava in moto nelle immagini del piccolo schermo. No, dimenticatevi quello. Quello non c’entra nulla con ciò di cui andremo a parlare. A distanza di 15 anni dalla pubblicazione della storia cartacea nata dalla geniale mente e dalla vivace mano di Go Nagai, la Kodansha (casa editrice del settimanale Weekly Shōnen Magazine su cui venne pubblicato per la prima volta il demone uomo) pubblicò Devilman: La Genesi per mezzo della sua sub-etichetta King’s Records. Un prodotto non televisivo ma da distribuire fuori da quel circuito. Questo OAV di circa 50 minuti ripercorre in sunto le primissime pagine dell’epopea di Akira Fudo e Ryo Asuka contro i demoni risvegliatisi dal loro lungo letargo. Venne scelto Umanosuke Iida alla direzione (collaboratore al reparto animazione di Nausicaä della valle del vento e Lupin: L’Oro di Babilonia) e alle animazioni e al charachter desing venne scelto Kazuo Komatsubara, responsabile delle animazioni della serie col devilman color blu acqua. Quella televisiva insomma. Nel 1991 la Bandai produsse un seguito a questo primo tentativo di mediometraggio, dal titolo Devilman: L’Arpia Silen. Questi due OAV (che purtroppo non hanno mai avuto un seguito filologico) secondo la mia opinione rappresentano un altissimo livello di animazione horror, mai pareggiato dai seguenti tentativi di riportare Akira Fudo + Amon al di fuori della carta (no, mi spiace Netflix). La tensione e il senso lugubre che questi mediometraggi pre-2000 hanno saputo generare sono qualcosa di veramente straordinario. La colonna sonora, che spesso viene vista in secondo piano quando si parla di manga su video, è qualcosa di dinamico e assolutamente versatile ai vari momenti e alle varie atmosfere (adoro lo score jazz dell’inseguimento nella casa soprattutto). Ne è uscito addirittura un 33 giri. Ancora prima di questi due episodi usciti tra il 1987 e il 1991, il personaggio di Devilman uscì dalla carta per venire proiettato sul grande schermo nel 1973  (Mazinger Z vs Devilman) in occasione della fine della prima serie di Mazinger Z e l’inizio della serie Il Grande Mazinger, ma il demone uomo non ricevette un trattamento troppo dignitoso in quanto era sempre quello blu acqua e in particolare, venne usato come personaggio poco importante, dato che l’operazione era stata creata per l’appunto, giusto per introdurre la figura del Mazinga volante (per chi non lo sapesse il franchise di Mazinger Z è stato creato dallo stesso Go Nagai)
Un elemento non da poco che mi ha sempre incuriosito sono le primissime, meravigliose sequenze in cui alcuni esseri celesti arrivano sulla Terra abitata dai demoni selvaggi (durante una lontanissima preistoria), e trasformano grandissime aree del pianeta in luce. La questione non rimane chiarissima ancora oggi a distanza di anni (vidi l’anime in questione quando ancora ero piccolo su vhs), ma un indizio di ciò che vogliono dire quelle sequenze lo potete trovare descritto nel finale dell’altro capolavoro di Go Nagai, Violence Jack.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo