OTAKU NO VIDEO – IL VIDEO DEGLI OTAKU

Kubo è un ragazzo sportivo che gioca a tennis e si frequenta con una bella ragazza di nome Yoshiko, per coincidenza incontra Tanaka, suo vecchio compagno di scuola. Tanaka lo introduce nel mondo degli otaku grazie al suo “club” composto da altri 4 personaggi anch’ essi fanatici di anime e manga ma ogniuno con diverse sfaccettature. Kubo inizia ad essere coinvolto dalla cosa e questo compromette inesroabilmente il suo rapporto con Yoshiko che lo lascia sentendosi a disagio con il nuovo Kubo. La delusione del ragazzo lo spinge a desiderare di essere il re degli otaku (“Otaking“) e di costruire un giorno “otakuland” un luogo dove gli otaku possono vivere serenamente. Kubo e Tanaka fondano la società “GP” iniziano così a produrre modellini in resina da assemblare (chiamati “garage kit”) e in poco tempo riescono a sfondare, tuttavia le major li ostacolano fortemente e il fallimento sembra avventarsi su Kubo, che resuscita dalle sue ceneri buttandosi sul mercato degli OAV, cambiando nome da “GP” in “GX“. Tra un capitolo e l’ altro di questo anime assistiamo a varie interviste fatte ad ex otaku ripresi dal vivo.

 

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Episodio 1 I Otaku No Video

Episodio 2 I More Otaku No Video

 

Titolo originale: Otaku No Video
Anno: 1991I Paese: Giappone
Regia: Takeshi Mori
Attori: Shouji MurahamaHiroki SatoJun Tamaya
 

Otaku No Video è un esperimento ben riuscito che lo studio GAINAX (famoso per aver sfornato ottimi prodotti quali Neon Genesis Evangelion, Nadia e il Mistero della Pietra Azzurra, FLCL e Punta al Top! Gunbuster) ha prodotto nel 1991 per dipingere il panorama del fenomeno otaku come ci svela il sottotitolo della serie “Graffiti of otaku generation”. Si tratta di una mini serie tv divisa in due episodi. Carina e simpatica la sezione anime che narra le vicende di un ragazzo normale trasformato in otaku, come il classico ragazzo normale che si trasforma in supereroe, ma anzichè essere muscoloso o essere dotato di poteri fenomenali, le qualità acquisite sono creatività, fantasia e forza di volontà. In più questo aspetto animato in qualche modo prende le difese della categoria dipingendo gli otaku come romantici incompresi che in fondo vogliono semplicemente essere bambini dentro ed adulti fuori (altrimenti non Kubo diventerebbe un top manager). Ancora più interessante è però la parte girata dal vivo dove vediamo delle finte interviste ad attori che interpretano ex otaku o quasi. Questa sezione invece tratta il tema otaku all’opposto della sezione animata, ovvero dipinge gli otaku come dei tossici sociopatici e sfigati, tant’è che loro stessi si vergognano di essere stati otaku e in qualsiasi intervista la voce è camuffata e la faccia censurata, proprio come se fossero dei criminali! Tutto questo fa capire che nella vita reale gli otaku sono morbosi e sfigati, mentre nel loro mondo immaginario invece sono degli eroi (incompresi). All’interno dell’ opera vi sono moltissimi riferimenti alla cultura otaku che chi non è del “settore” non può cogliere (come l’ apparizione in figura o verbale di vari titoli come Lamù, Captain Harlock, Marcross, Lupin III, ecc..) e soprattutto parole come komiketto (il mercatino dei fumetti) oppure cel (le pellicole preparatorie per gli anime), strettamente insider. In generale questo può essere un buonissimo modo di approcciarsi a questo tipo di cultura che ormai ha preso piede in tutto il mondo seppur in maniera approssimativa e non così morbosa come in Giappone.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo