ASSASSINIO AL CIMITERO ETRUSCO

 

Joan Mulligan, sposata a un archeologo e affetta da turbe metapsichiche, nel corso di un incubo ha una terrificante visione che effettivamente precede la morte violenta del marito in una tomba etrusca. Giunta a sua volta in Toscana, la donna viene coinvolta in una catena di omicidi legati da una macabra ricorrenza. La sua vita è in pericolo, ma l’agente segreto Mike Grant – che nel frattempo si è innamorato di lei – giungerà in tempo per svelare l’arcano.

 

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Titolo originale: Assassinio al cimitero etrusco
Anno: 1982 I Paese: Italia
Regia:  Sergio Martino (accreditato come Christian Plummer)
Attori:  Elvire AudrayPaolo MalcoClaudio Cassinelli
 

 

Un po’ thriller, un po’ poliziesco e un po’ horror dagli accenti soprannaturali, ASSASSINIO AL CIMITERO ETRUSCO è in definitiva solo un indigesto mix di generi diversi girato male da un Sergio Martino prudentemente celatosi dietro lo pseudonimo anglofono di Christian Plummer. Ambientato tra le rovine etrusche di Volterra, comincia come con un horror vecchio stampo impostato su antiche maledizioni e sinistre reincarnazioni mentre l’archeologo John Saxon porta alla luce nuove tombe. Poi, con la sua subitanea morte, si devia improvvisamente verso il poliziesco con l’entrata in scena di Gianfranco Barra (un vero specialista, per i ruoli di commissario). La protagonista Elvire Audrey è sballottata da una parte all’altra accompagnata dall’amico Paolo Malco, che la affianca nella personale ricerca dei motivi della morte del marito (Saxon). Ma ecco che subentrano il traffico di droga, le imprese illecite di un gruppo di tombaroli (tra i quali riconosciamo addirittura Carlo Monni e Maurizio Mattioli!) e lo studioso Claudio Cassinelli. Si vira decisamente verso il thriller, con le musiche di Fabio Frizzi che riprendono in pieno i temi classici della trilogia horror fulciana. Poi il mistero si infittisce e a questo punto è difficile trattenere le risate. Già, perché la sceneggiatura (per non dire il soggetto, uscito dalla fervida mente del solito Dardano Sacchetti) è proprio deludente e le puntate in direzione di un poco sperato umorismo involontario non si contano. Un brutto scivolone per Martino, insomma: basta ascoltare Marilù Tolo probabilmente nella sua peggiore performance di sempre o osservare la Audrey esibire senza sosta la stessa espressione attonita; o contare le incongruenze, le sciocchezze o ancora assistere al folle finale…


MARCEL M.J. DAVINOTTI JR.

Recensione da Il Davinotti