BEFFE, LICENZIE ET AMORI DEL DECAMERONE SEGRETO

 

Cecco Angiolieri si è aggregato, in qualità di cantastorie e saltimbanco, alla compagnia viaggiante di Camillo. La dabbenaggine di costui è tanta che Cecco, inventando contagiose malattie infantili, lo sostituisce con la di lui moglie Dinda sino a che la donna non rimane incinta. Nel frattempo, la compagnia è giunta in una città governata dal poetastro ser Gianni: Cecco, sfruttando la sua vocazione poetica, ottiene licenza di spettacolo per i compagni e ne conquista la donna, Tessa. Altra vittima dei suoi feroci scherzi è madre Lucrezia, nuova superiora del monastero locale: Cecco, dopo averla costretta a denudarsi nel bordello di Filippa, la precede in convento facendosi passare per essa. In seguito, chiarito l’equivoco, ne diviene l’amante e le impone di dare ricetto a Dinda, sino a che Camillo non è pronto ad accogliere felicemente il nascituro come suo.

 

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Titolo originale: Beffe, licenzie et amori del Decamerone segreto
Anno: 1972 I Paese: Italia
Regia: Giuseppe Vari (accreditato come Walter Pisani)
Attori: Dado CrostarosaMalisa LongoGiacomo Rizzo

 
 

Beffe, Licenze Et Amori Del Decamerone Segreto è un decamerotico che curiosamente ha come protagonista il poeta senese Cecco Angiolieri; in effetti Boccacio inserisce Cecco nella quarta novella della nona giornata del Decameron, Giuseppe Vari (in arte Walter Pisani) ci va a nozze e ci costruisce un intero film sopra (ovviamente privo di qualsivoglia veridicità storica, ma certo nessuno se l’aspettava in un decamerotico), con Angiolieri (Dado Crostarosa) che, sopraggiunto con la sua compagnia di saltimbarnchi a San Gimignano, mette sottosopra il paese a suon di beffe e svergognamenti di “Madonne”.

Il film non ha una vera trama, ma è solo una collezione di situazioni ludiche, tutte originate dalla voglia di Messer Cecco di canzonare il mondo, sbeffeggiare moralismi, ipocrisie e costumi troppo accostumati. Detta così pare una roba molto divertente e ben riuscita – anche considerando che i titoli di testa scorrono addirittura sulla celebre S’I Fossi Foco musicata per l’occasione – e invece ho trovato Beffe, Licenze Et Amori Del Decamerone Segretopiuttosto noioso e soporifero. Innanzitutto è urticantemente verboso, Crostarosa parla di continuo ed ogni suo concetto impiega perifrasi su perifrasi per essere espresso; d’accordo il solletico provocato dalla parlata tosco-volgar-medievale, ma una buona sceneggiatura deve anche affettare a dovere i dialoghi, renderli incisivi, vivi, guizzanti, e non farli sbracare a più non posso, solo per il piacere di sentir parlare “alla Dante Alighieri” (si fa per dire, visto che nel film si citano cose come i “batteri” che provocano le malattie…notoriamente catalogati dalle trattazioni mediche dell’epoca).

La storia non si dipana a episodi o a novelle, come ci si potrebbe aspettare, ma segue esclusivamente Cecco e le sue trovate ai danni di questo e quello (ma soprattutto di questa e quella). Le due figure femminili di maggior rilievo sono la bellissima Orchidea De Santis (sposa del capo dei saltimbanchi, un “minchione” Giacomo Rizzo) e Malisa Longo, altrettanto bella, madre badessa del convento di San Gimignano. Cecco se la intende focosamente con la prima (ci sono scene d’amore tra i due, con generosissimi nudi della De Santis) e vorrebbe intendersela pure con la seconda, che però, timorata di Dio, nicchia, anche se naturalmente non vedrebbe l’ora. Alla sua comparsa in scena, Cecco le organizza subito un brutto scherzo, tanto da ridurla in guisa di baldracca e spedirla seminuda al convento, dove le suore la scambiano per una strega tentatrice inviata da Satana a compromettere il convento, e la relegano in catene. Poi c’è il borgomastro Renzo Rinaldi (noto anche come Babbo Natale della Bistefani…potere della pubblicità), gabbato a sua volta, cornificato da Cecco e dalla moglie, e creduto addirittura omosessuale. Angiolieri condisce ogni sua malefatta con continui giochi linguistici che però rimangono in superficie, non attecchiscono, e fanno l’effetto del ronzìo di una zanzara nell’orecchio di chi ascolta. Fatte salve le belle ambientazioni di San Gimignano, i costumi discretamente ricercati, e lo splendore maestoso dei seni della De Santis e della Longo (dotata di due occhi terrificanti), poco rimane di questo decamerotico strascicato. Da notare che la pellicola durerebbe 88 minuti ma il dvd Perseo arriva a 82 scarsi…quante altre tette ci saremo persi?

Fa un certo effetto vedere Crostarosa zompettare come Cecco Angiolieri dopo averlo visto ad esempio in Non Commettere Atti Impuri, nel ruolo di un impacciato e goffo giovanotto pieno di scrupoli e imbarazzi, un bel salto della quaglia. La De Santis racconta che il film fu in parte girato in un vero convento di frati di San Gimignano (dove cast e troupe erano pure ospitati); ai frati fu raccontato che si stava girando una sorta di documentario su Angiolieri, una roba naturalmente pudica e culturale, poiché se fossero piombati sul set, magari mentre la De Santis era con tutto quel ben di Dio in vista, avrebbero dovuto dir pregehiere riparatorie fino al giorno del Giudizio.

Scritto da Cineraglio