QUANT’E’ BELLA LA BERNARDA TUTTA NERA TUTTA CALDA

 

Due contadini fessacchiotti si recano da uno stregone per sapere a chi dei due tocca una bella campagnola verace. Il mago, mentre “esorcizza” la giovane ragazza, imbonisce i due raccontando novelle erotiche: mariti e mogli infedeli, fraticelli ‘allegri’, filtri d’amore, vergini desiderose di non esserlo più sono fra i protagonisti di queste storielle sopra le righe.

 

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Titolo originale: Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda
Anno: 1975 I Paese: Italia
Regia: Lucio Dandolo
Attori: Mariangela GiordanoRossano CampitelliFortunato Cecilia
 

 

 

Non possiamo iniziare questa recensione senza partire dal nome particolarmente evocativo di questo film che, a quanto pare, è stato oggetto di parecchi rimaneggiamenti. Dovete sapere che una volta era prassi comune portare alla commissione censura il film che, nel caso fosse proprio respinto, sarebbe stato somministrato nuovamente alla commissione un po’ rimontato e stagliuzzato e col titolo diverso. Ecco perchè questo film (in realtà del 1973) doveva originariamente chiamarsi Quant’ è Bella la Bernarda chi la Tocca… Chi la Guarda, poi ci hanno provato con Il Sessorcista (che mi rievoca La Moglie Svergognata ovvero The Sexorcists un bellissimo film con John Holmes travestito da Batman) e infine il titolo che vedete qui in alto. Chiaramente tutte queste belle rimette nel titolo sono atte a rimandare alla mente dello spettatore il capolavoro di Mariano Laurenti Quel Gran Pezzo dell’ Ubalda Tutta Nuda e Tutta Calda con Edwige Fenech, uscito soalmente l’ anno prima (il 1972). Anzichè Ubalda qui c’è Bernarda, massì dai… la figa! Ma rimettete tutto nei pantaloni perchè in questo film risulta difficilissimo già vedere un paio di tette, figurarsi il nero della bernarda! Abbiamo d’ altro canto un parterre di battute e situazioni talmente demenziali e becere che i film di Boldi e De Sica vi sembreranno scritti da Pasolini. La visione merita già solo per sentire le formule magiche di Magus (così ci chiama lo stregone, complimenti per la fantasia!) che in mezzo a latinismi inventati ci mette in mezzo un “autobus” e “filobus”. In questo decamerotico vediamo come al solito vari piccoli racconti boccacceschi dove vari preti, contadini, signorotti e cavalieri si rendono ridicoli agli occhi dello spettatore per la loro estrema difficoltà a resistere alle debolezze della carne. Il mio segmento preferito è sicuramente quello intitolato “Le Nozze di Gerundio e Parolina” una giovane coppia di neo-sposini che non sanno come si fa all’ amore viene istigata dai propri genitori a consumare il matrimonio. Quello è da pisciarsi sotto. Altre due lance spezzate in favore di questo film sono la presenza del mitico Salvatore Baccaro e dell’ ancora più mitico Mario Brega nel cast. Quest’ ultimo interpreta una sorta di cavaliere mannaro che si arrapa quando sente la puzza dell’ aglio (ma chi le ha scritte queste cose?!) e poi c’è quella cosa che parlano tutti in dialetto secondo la propria regione che, non so voi, ma a me fa stringere il cuore e mi fa un sacco di tenerezza.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo