GIORNATA NERA PER L’ARIETE

Andrea Bild (Franco Nero) si mette a lavorare per il suo giornale su due episodi di cronaca. Il primo è un’aggressione a una giovane insegnante d’inglese, il secondo è l’assassinio della moglie di un medico. Quest’ultimo pero, che è azionista del giornale, fa in modo che Andrea venga sollevato dall’incarico. Da quel momento gli omicidi si moltiplicano.

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Titolo originale: Giornata Nera per l’ Ariete
Anno: 1971 I Paese: Italia
Regia: Luigi Bazzoni
Attori: Franco NeroSilvia MontiWolfgang Preiss
 

Il regista punta diritto a risvegliare le paure inconsce dello spettatore e lo dimostra sia nell’omicidio della paralitica (Rosselle Falk), abbandonata in casa e costretta a strisciare a terra per chiedere aiuto, che nella sequenza finale, mentre l’assassino sta braccando un bambino e viene raffigurato esattamente nel suo archetipo: “l’uomo nero”.

Fra i punti più interessanti del lavoro stilistico di Bazzoni vanno considerati: l’uso esasperato del grandangolo (un fish-eye) come implemento della celebre tecnica della soggettiva (atto a rappresentare la distorta visione della realtà percepita dagli occhi dell’assassino); le ricche ed insolite composizioni del quadro ottenute grazie all’utilizzo di architetture moderne e interessanti giochi di riflessi; il sapiete utilizzo della macchina da presa, sia nell’omicidio della paralitica, con inquadrature rasoterra, che nel finale, con l’inseguimento adrenalinico fra il giornalista e l’assassino, per cui vanno elogiati sia il montaggio serrato e intelligente del veterano Eugenio Alabiso, che l’accorto lavoro dietro la macchina da presa di Enrico Umetelli, con diverse e lunghe sequenze girate a mano.

Impeccabile anche il livello di recitazione di tutti gli attori, fra cui primeggiano Franco Nero e Rossella Falk. Meno brillante invece è a tratti la sceneggiatura, che per sciogliere l’enigma punta troppo su quel “martedì” che dà il titolo al film, con un legame che infine risulta essere molto labile. La trama, inoltre, si sofferma spesso sul rapporto del protagonista con la sua amante (Pamela Tiffin), personaggio quantomeno inutile per la vicenda, mentre per districare dubbi irrisolti e descrivere personaggi chiave (come l’enigmatico padre-protettore della prostituta, interpretata da una giovanissima Agostina Belli), trova solo pochi frettolosi passaggi, riservando appena due parole per spiegare la sua figura e il giro di ricatti concepito sempre da quest’ultimo.

Infine, anche se il modus-operandi dell’assassino (un omosessuale – da cui il tema ricorrente della devianza patologica che sfocia nel crimine) risulta essere uno dei classici “alla Agatha Christie” (una sola vittima designata ma molti omicidi per sviarne i sospetti), non vengono però dati allo spettatore gli elementi necessari per identificare chi egli sia e quindi vengono traditi i fondamentali meccanismi del giallo.

Curiosità:

  • mentre il personaggio interpretato da Guido Alberti si trova a passare per il parco, si intravede passare di fretta un giovanotto, il quale fischietta proprio il motivo principale del film, realizzato da Morricone;
  • il cognome del giornalista interpretato da Franco Nero, Bild, è anche il nome di uno dei più grandi quotidiani tedeschi.

Scritto da Emiliano [Thrilling Forum]