GLEN OR GLENDA? [sub ITA]

 

In seguito al suicidio di uno sfortunato transessuale, un ispettore di polizia (Lyle Talbot) si rivolge a uno psichiatra (Timothy Farrell) per avere spiegazioni scientifiche sull’argomento. Il medico gli narra due casi clinici: quello di un eterosessuale (Ed Wood) appassionato di abbigliamento femminile, in crisi con la fidanzata (Dolores Fuller) alla quale teme di confessare le sue inclinazioni, e quello di un marine ermafrodito (‘Tommy’ Haynes) che decide di diventare donna.

 

Il seguente video non fa parte del sito www.cinemazoo.it,
ma è solamente incorporato e presente su un’altra piattaforma.

 

 

Titolo originale: Glen or Glenda
Anno: 1953 I Paese: U.S.A.
Regia: Edward D. Wood Jr.
Attori: Edward D. Wood Jr.Bela LugosiLyle Talbot
 

 

Glen or Glenda è senza dubbio il più autobiografico dei film di Edward D. Wood Jr., detto Ed, considerato (a torto) il peggior regista della storia. Reale indossatore di indumenti femminili, Wood vuole offrire una personalissima riflessione sul tema della diversità utilizzando l’espediente della docu-fiction e ispirandosi, oltre che alla propria vita, alla vicenda di George-Christina Jorgensen, uno dei primi uomini ad aver cambiato sesso negli anni Cinquanta. Ciò che rende surreale l’opera è la cornice, costituita dai deliri pseudofilosofici di un Bela Lugosi sepolcrale nella parte del Destino, oltre alla regia e alla recitazione, entrambe di livello infimo, e agli inserti di found footage (tra cui spicca una carica di bisonti) che lo sventurato regista fu costretto ad attaccare una volta esaurito l’esiguo budget. Al di là dei limiti tecnici, è però indubbio che il film costituisca un’escursione pioneristica in una tematica per l’epoca scabrosa come quella dell’ambiguità sessuale, ulteriormente meritevole di attenzione per via del risvolto autobiografico. Gli sconnessi farfugliamenti di Lugosi, probabilmente improvvisati, diventano uno dei punti di forza del biopic di Tim Burton del 1994, ispirato alla vita di Wood. In Italia è anche conosciuto con il titolo di Due vite in una.

Recensione di Longtake