BREEDERS

Un’ondata di violenze carnali ai danni di giovani ragazze si è improvvisamente abbattuta su Manhattan. Le donne ricoverate in stato di shock al General Hospital non sanno spiegare chi sia l’aggressore, ma i medici, compiute approfondite analisi di laboratorio, sono costretti ad escludere la responsabilità umana nell’accaduto. La dottoressa Pace, collaborando con l’investigatore Andriotti incaricato delle indagini, è posta infine di fronte ad un’incredibile verità: a Manhattan sono scese creature extraterrestri che hanno scelto per i loro disegni di invasione e di perpetuazione della specie giovani donne indifese e vergini. Gli alieni hanno scelto come base delle operazioni un tunnel situato nelle fondamenta dell’Empire State Building.

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Titolo originale: Breeders
Anno: 1986 I Paese: U.S.A.
Regia: Tim Kincaid
Attori: Teresa FarleyLance LewmanFrances Raines
 

Benvenuti ad un’altra puntata del trash-tour. Oggi analizzeremo un’altra chicca, proveniente stavolta dal cinema americano. Il film in questione è “Breeders”, un horror-sci-fi diretto da un tale di nome Tim Kincaid e uscito nel 1986.
La pellicola, nel suo essere, prende spunto dai lavori di Cronemberg come “Shivers” e “Brood” e da “The Thing” di John Carpenter. Si possono infatti comprendere tematiche come la mutazione del corpo e la miscela tra orrore e sessualità. Il tutto ovviamente è rivisitato in un ottica parecchio grossolana.
La storia è ambientata a Manhattan. 5 ragazze vergini, a distanza di poche sere l’una dall’altra, vengono violentate da un misterioso maniaco sessuale. La polizia, nonostante le indagini, non riesce a scovare il misterioso stupratore, finché, su una delle giovani vittime, vengono ritrovate delle traccie che ricondurrebero ai sotterranei della città. Si scoprirà che il nemico non è un semplice violentatore, ma qualcosa di ben più pericoloso.
In realtà il nostro caro antagonista di turno non è affatto pericoloso, anzi, al massimo incute tenerezza, però, visto che quando recensisco film, cerco di essere un minimo professionale, la trama, anche se stupida e assurda come questa qui, la voglio raccontare nella più classica delle maniere.
La pellicola, pur essendo di bassissimo livello, devo ammettere che in un certo senso, si lascia guardare.
Il ritmo non è male. C’è una narrazione scorrevole e un paio di situazioni sviluppate in maniera discreta. Ovviamente, le diverse scene di nudo contribuiscono a rendere la visione più vivace, però, nel complesso, la pellicola si lascia seguire con moderato interesse.
Gli effetti splatter, nonostante le poche scene di sangue, non sono di cattiva qualità, anzi, aggiungono un po’ di “pepe” al film.
Ecco, principalmente erano questi i lati positivi del film, o meglio, le cose che ho voluto salvare.
Il resto è una bella ciofeca. Innanzitutto, vorrei spendere due parole per il make up dell’alieno. Dunque, questo film è del 1986, giusto? Dunque un periodo dove anche nelle produzioni cinematografiche più scadenti, trucco e roba simile, erano al passo coi tempi. Qui invece, il mostro sembra essere uscito da uno sci-fi degli anni 50. Ma come si può fare una cosa simile non lo so proprio! In questo caso non si parla solo di trash, ma di trash del trash! Vediamo questo alieno di gomma o chissà quale altro materiale strano, atteggiarsi in grottesche movenze e attaccare in maniera ridicola belle ragazze nude. Sconcertante.
Sulla direzione degli attori, beh, non bisognerebbe nemmeno parlarne in quanto non esiste. Tutti i personaggi sono degli ebeti completi che si destreggiano in comportamenti illogici.
La suspense non esiste e oltretutto, Kincaid, a volte, fa delle fastidiosissime inquadrature sui palazzi di Manhattan, le quali non si capisce che scopo abbiano. Forse il regista voleva dimostrare di esser capace di svolgere una ripresa.
Nel finale, l’asticella del trash si alza a livelli vertiginosi. Vediamo i due protagonisti della pellicola, immobili ad osservare le ragazze “infettate” dal seme alieno, agitarsi e contorcersi in una vasca di liquido bianco. Possiamo avere il piacere di osservare tale sequenza per diversi minuti. In tutto questo tempo, l’inquadratura è sempre la stessa, non cambia mai, con i personaggi che fanno sempre gli stessi gesti. Poi abbiamo la ciliegina sulla torta, ovvero la distruzione del “nido” con un cavo elettrico. Fantastico.
La fotografia non c’è, forse il vecchio Tim non sapeva che nel cinema, essa è uno degli elementi fondamentali.
Colonna sonora anonima.
La sceneggiatura presenta varie scopiazzature dai film citati all’inizio del commento. Sarà lunga si e no un paio di pagine, in quanto non si contano le sequenze ripetitive. I dialoghi sono soporiferi oltre che involontariamente demenziali e l’impianto narrativo è parecchio approssimato.
Sorvoliamo sul cast.

Conclusione: trashone bello e buono. Come detto, non è tutto da buttare, sinceramente mi aspettavo molto peggio, invece alla fine, te lo vedi tra uno sbadiglio e qualche risata. Consigliato esclusivamente agli amanti del genere.

Scritto da Sportify [Filmscoop.it]