LA DOLCE CASA DEGLI ORRORI

 

 

Due bambini decidono di vendicare la morte dei loro genitori uccidendo il giardiniere che si è reso responsabile dell’assassinio. Gli zii fanno però una tremenda scoperta i pargoli sono indemoniati e chiamano un esorcista.

 

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Titolo originale: La Dolce Casa Degli Orrori
Anno: 1989 I Paese: Italia
Regia: Lucio Fulci
Attori: Jean-Christophe BrétigniereCinzia Monreale

 

Dei quattro film-tv girati per ReteItalia (due da Fulci e due da Lenzi) che compongono il ciclo delle “case maledette” (poi mai trasmesso dalle reti Fininvest a causa dell’eccessiva cruenza), LA DOLCE CASA DEGLI ORRORI è il peggiore. Lucio Fulci avrebbe voluto raccontare una favola vissuta attraverso gli occhi dei due bambini protagonisti, ma vuoi per la sceneggiatura (di Mannino e Battaglini), vuoi per la scadente recitazione dell’intero cast (si salva solo il noto caratterista Franco Diogene, che non si capisce cosa ci stia a fare lì) il film risulta davvero mal riuscito. Peccato, perché la prima scena, in cui i genitori dei due bambini vengono letteralmente massacrati da un ladro entrato nel loro appartamento, è da antologia dello splatter: la testa di lui viene sbattuta ripetutamente contro il muro fino allo spappolamento, quella di lei viene distrutta a colpi di pestacarne! Non si capisce come Fulci sperasse di far passare in TV una scena simile, oltretutto legata a una favola per bambini. Già, perché LA DOLCE CASA DEGLI ORRORI è un horror “per bambini”, con un paio di infelici incursioni in territorio comico (Diogene che precipita dalle scale, la ruspa che non riesce ad abbattere la casa maledetta e gira su se stessa sfiorando le teste dei presenti) e due bimbi antipatici quanto i loro genitori defunti. Dovrebbe essere una storia di spiriti (rappresentati dapprima da due fiammelle, poi dai due genitori “in carne ed ossa”), ma il soggetto è davvero povero e privo d’interesse. D’altronde si capisce quanto Fulci abbia curato il film quando vediamo l’auto con i due genitori uccisi gettata nel burrone: all’interno dell’abitacolo si nota chiaramente che non c’è nessuno! Una bella soggettiva al cimitero, poco altro.

Recensione da Il Davinotti