LA CALDA BESTIA DI SPILBERG

 

In un Paese immaginario, ove è in atto una spietata dittatura militare, una delle collaboratrici del presidente, Elsa, nel corso di una riunione ad alto livello ha il coraggio di contrapporsi all’uomo del momento, il gen. Steiner. La donna, accompagnata dal suo amante Ugo Lombardi, viene mandata a dirigere un carcere, detto Spilberg, ove le detenute sono o delle ribelli o delle congiunte a presunti tali.

 

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Titolo originale: Helga, la louve de Stilberg
Anno: 1978 I Paese: Francia
Regia: Alain Payet (accreditato come Alain Garnier)
Attori:  Malisa LongoPatrizia GoriClaude Janna 
 

 

 

Negli anni Settanta è un fenomeno internazionale la nazisploitation che trasuda dai film di Ilsa interpretati dalla procace Dyanne Thorne, personaggio di mistress nazista copiato di peso dalla Hessa dei fumetti erotici italiani.
Nasce subito un bel clone fresco fresco, Helga, interpretato nel 1978 dall’attrice veneziana Malisa Longo. Pare che il personaggio torni nel 1979 con il film Gamines à tout faire, ma essendo questo un titolo vago e non ben definito sospenderei il giudizio.
La Longo è una prolifica attrice di genere che appare in un fiume di titoli anni Settanta, ma il ruolo per cui sarà ricordata per sempre… è quando strizza l’occhio a Bruce Lee ne L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente (1972)!

Il regista specializzato degli anni Settanta Patrice Rhomm si nasconde dietro lo pseudonimo di Alain Garnier – ma anche James Gartner per il mercato tedesco – per firmare Helga, la louve de Stilberg e in pratica dirigere quasi a propria insaputa: l’assenza di una qualsiasi regia è così bruciante che probabilmente Rhomm dormiva durante le riprese.
Gli attori invece erano purtroppo svegli, e si aggiravano senza motivo sul set con i vestiti più disparati e le divise più astruse. Le donne invece giravano nude…
Distribuito negli USA come Helga, She Wolf of Stilberg e in Germania come Bloody Camp, il film arriva nei cinema italiani il 13 giugno 1978 con il titolo La calda bestia di Spilberg, scomparendo nel nulla dal 1980. La Mosaico Media il 10 settembre 2012 lo presenta nella collana “Cult 70” in edizione limitata e numerata.

Facciamo finta di credere che esista una trama: nel caso, siamo in un regime dittatoriale vago e variopinto – con divise naziste e rivoluzionarie fuse insieme! – dove Helga (Elsa nel doppiaggio italiano, per richiamare di più il personaggio della Thorne) gestisce con pugno di ferro il carcere femminile di Spilberg.
In realtà non è ben chiaro il nome, visto che le locandine francesi riportano Stilberg e qualche versione inglese riporta Silberg: ma come s’antitola ‘sto carcere? E perché in italiano si sono inventati Spilberg? Sarà una citazione di un certo regista noto all’epoca per Lo Squalo e Incontri ravvicinati del terzo tipo?
Comunque a un certo punto arriva Elisabeth Vogel (Patrizia Gori), figlia del capo dei rivoluzionari, e invece di torturarla Elsa si innamora di lei, dando vita ai siparietti sessuali meno sessuali della storia del cinema dei siparietti sessuali.

Sottolineo però che tutto questo è puramente ipotetico: la trama è solo uno degli aspetti minori del film.

A voler essere buoni possiamo dire che è un filmetto pruriginoso fatto di donnine nude che subiscono vari soprusi dalla panterona Elsa, ma in realtà anche questo è un aspetto puramente ipotetico: per tutto il film si promettono scene che non verranno mai, rimanendo una pellicola fatta di gente che si muove a caso e non va mai da nessuna parte.
Rimangono alcune scene di Elsa che si accoppia con la qualunque, ma è tutta roba talmente fatta male che sono le sequenze peggiori dell’intero film: ed è tutto dire!

Cos’è dunque La calda bestia di Spilberg? La solita bojata girata al volo per scopiazzare un filone di moda e truffare gli spettatori: è strano che sia una produzione francese, perché lo stile è molto più italiano…

L.

Recensione da Il Zinefilo