L’ULTIMA META

 

George (Robert Floyd) e Susan (Melissa Palmisano) sono due giovani innamorati in vacanza a Santo Domingo. Giunti al check in aeroportuale per prendere il volo di ritorno negli Stati Uniti, Susan viene ingiustamente arrestata per possesso di droga. Il padre di Susan (Oliver Tobias) dovrà ricorrere a metodi estremi per liberare sua figlia, richiamando nell’ isola la propria intera squadra di football che si armerà fino ai denti..

 

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Titolo originale: L’Ultima Meta
Anno: 1991 I Paese: U.S.A., Italia
Regia: Fabrizio De Angelis (accreditato come Larry Ludman)
Attori: Oliver TobiasErnest BorgnineCharles Napier
 

 

Oddio. Non so se avete compreso bene: la figlia di un giocatore di football americano viene “legalmente sequestrata” da un Paese latino e suo padre convoca tutti i suoi compagni di squadra per formare un commando armato fino ai denti che libera la ragazza dalla prigione. Ma ci vanno vestiti da giocatori di football americano! Cosa gli si può dire a Fabrizio De Angelis? Gli mandiamo un’ e-mail collettiva con un gargantuesco WTF!? Sarebbe inutile, lo ha prodotto lui, i soldi ce li ha messi lui e se lo dirige lui. Possiamo immaginare la scena: De Angelis assieme a Gianfranco Clerici (già sceneggiatore di Cannibal Holocaust, Ultimo Mondo Cannibale, 5 Donne per l’ assassino… alcuni di Fulci)  e Vincenzo Mannino (La casa sperduta nel parco, poliziotteschi come Napoli spara! e Il giustiziere sfida la città), seduti tutte e tre al tavolino di un bar per parlare del prossimo film. Il famoso produttore scarabocchia il soggetto su un tovagliolino di carta e tutto entusiasta dice “Ecco, scrivete una sceneggiatura da questo!”, passa il fazzolettino ai due scrittori che imbarazzati si scambiano una timida occhiata d’ intesa e annuiscono ancora più imbarazzati davanti al genio danaroso. Può essere andata altrimenti? Non penso. Giustamente cosa fa poi De Angelis? Per dare un certo tono all’ operazione coinvolge alcuni dei nomi più conosciuti nel cinema di genere anni ’80, quel cinema italiano che andava a girare in America per far sembrare le pellicole italiane dei film americani: Henry SilvaMartin BalsamCharles NapierErnest Borgnine. Per risparmiare non filma negli States ma a Santo Domingo, un po’ come Mattei che andava nelle Filippine. Tutte queste pensate geniali eppure? Che cosa ne viene fuori? Una vaccata clamorosa!! A noi poveri spettatori ci tocca stare 3 / 4 del film a guardare gli inutili tentativi del padre della “sequestrata” che gira in tondo promuovendo dialoghi pieni di clichè e situazioni talmente ridondanti che neanche un breve inseguimento automobilistico ci può sollazzare, dopo le scene da super drammoni tipo Rai Fiction. Personalmente attendevo da tempo di vedere questo film di cui avevo visto la locandina solamente di sfuggita nelle pagine di qualche libro o rivista specializzata. Eccomi accontentato. L’ unico momento decente (per la sua assurdità) è chiaramente quando ci sono 11 idioti (ma forse meno) vestiti con divise arancioni da football americano che, coordinati da un onniscente allenatore armato di binocolo (Ernest Borgnine), assaltano una prigione difesa da militari armati. Non vi dico le gag. Do 4 a questo film come una sorta di riconoscimento alla carriera per le piccole star a cui voglio bene, per la colonna sonora anni ’80 di mio gusto, e per quella vena (o gusto) artistica che anche un non-regista come Fabrizio De Angelis è in grado di esprimere scorrendo in lui sangue italiano. La mia opinione infatti è che un italiano medio ha di base più estro di un qualsiasi collega statunitense, se non altro per l’ eredità artistica che nonno Bava ci ha lasciato.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo