NEL PIU’ ALTO DEI CIELI

Roma. Un gruppo di 14 persone è diretto ad una udienza con il Papa. Mentre stanno salendo in ascensore nei palazzo vaticani, il mezzo si blocca all’improvviso: dopo alcuni inutili tentativi di mettersi in contatto con qualcuno che li aiuti dall’esterno, le persone iniziano a comportarsi in modo sempre meno prevedibile, regredendo…

 

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Titolo originale: Nel Più Alto Dei Cieli
Anno: 1977 I Paese: Italia
Regia: Silvano Agosti
Attori: Livio Barbo, Edy Biagetti, Giorgio Bonora

 

Agosti deve essere stato molto colpito dalla visione de L’ Angelo Sterminatore di Bunuel ; infatti questo film mette in campo una situazione molto simile ma portata all’estremo. Il film è sinistrorso ed anticlericale , all’epoca faceva molto controcorrente , dal punto di vista politico ; dal punto di vista artistico è deludente, assai deludente. Un gruppo di pellegrini , suore , un prete marxista , un frate , un sindacalista (significativamente lasciato solo dagli operai), un onorevole ed altri personaggi della borghesia si recano in udienza dal Papa , mentre sono in un sontuoso ascensore rimangono bloccati dentro. Ovviamente qui parte la degenerazione , la regressione animalesca dei personaggi che si lasciano andare alla lascivia , alla violenza , al cannibalismo ed all’omicidio ; tutto questo fino al ridicolo finale che non descrivo per non togliere la “sorpresa”. Se la prima parte regge , nella seconda gli autori non sapevano che pesci prendere ed allungano il brodo con scene prive di significato logico ; Agosti la tira per le lunghe con inquadrature di corpi nudi insanguinati , atti sessuali e cose varie . Un’occasione perduta che rende questo film distante anni luce dal modello Bunueliano a cui è palesemente ispirato. Ci sono alcuni particolari curiosi ; il sindacalista è il primo a perdere la testa ed a morire (il suo corpo sparisce senza giustificazione apparente ) , il frate stupra la ragazza adolescente infrangendo il cliché tanto caro agli anticlericali (ancora oggi va per la maggiore) del prete pedofilo omosessuale.

Recensione scritta da Evaristo Sberna