TECHNO WARRIORS

 

Nell’anno 2020, Bryan, esperto di informatica, passa le sue giornate a masterizzare giochi via internet, quando un giorno il suo computer si accende autonomamente e due personaggi del suo videogame preferito si materializzano nel mondo reale allo scopo di uccidere Bryan.

 

 

Il seguente video non fa parte del sito www.cinemazoo.it,
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Titolo originale: Dian zi ge men zhan shi
Anno: 1999 I Paese: Hong Kong, Filippine
Regia: Phillip Ko
Attori:  Darren ShahlaviKwang-su LeeMonsour Del
 

 

 

La mania di fare film ispirati ai videogiochi ha dato vita a film decisamente insulsi (l’adolescenziale Street fighters su tutti), ma Techno warriors riesce sicuramente a scendere più in basso di tutti gli altri visto lo squallore estremo che tale pellicola raggiunge.
In questo caso il videogioco è del tutto inventato ma è chiaramente un picchiaduro nel quale Brian, un ragazzo obeso che di cervello dimostra dieci anni in meno di quelli che ha, è particolarmente abile al punto da scatenare la reazione dei personaggi malvagi del gioco che decidono di venire nel mondo reale per rapirlo, temendo che in un futuro non troppo lontano egli possa dominare il loro mondo, MegaComputerWorld (sì, purtroppo si chiama così).
Per tutta la sua eccessiva durata il film propone solo noiose e ripetitive scene di combattimenti fra techno-poliziotti (virtuali e reali) e membri della setta dei Black Ninja, capitanata ovviamente da un tizio di nome Black Ninja. Purtroppo tali combattimenti non possiedono né la caotica ed ilare demenza delle risse reali fra mafiosi Cinesi proposte dai classici del filone ninja, né quella sana dose di esagerazione gore-splatter che potrebbe portare la pellicola su un livello decisamente più esilarante e dunque accettabile. Vediamo solo un po’ di buffoni dai costumi a dir poco improbabili (e che sembrano le caricature dei personaggi di Street fighters e Mortal kombat) che fanno salti assurdi (o volano proprio) e lanciano di continuo fasci laser con effetto pistola-coi-fulminanti.
Completano lo squallore l’ambientazione, si dice che il film sia ambientato a New York ma sembra la periferia di Hong Kong degli anni ’70, ed i primi 10 minuti del film, nei quali l’innocente spettatore viene sottoposto alla presentazione modello videogioco di tutti i personaggi.
Chiudiamo con i complimenti al regista, capace di regalare perlomeno dieci inquadrature in cui la testa di chi sta parlando è tagliata a metà dall’obiettivo della macchina da presa.

Recensione da Filmbrutti