I PREDATORI DI ALTANTIDE

Il recupero di un sommergibile atomico russo da parte della marina militare americana si trasfoforma nell’ inaspettata occasione di rinvenire un reperto risalente alla civiltà di Atlantide, informazione convalidata grazie alla sapienza della dottoressa Cathy Rollins (Gioia Scola). Durante l’operazione qualcosa sfugge di mano e la stessa isola di Atlantide sembra risorgere dagli abissi. Mike (Christopher Connelly) e Washington (Tony King) sono due sweepers (figura a metà tra il mercenario e l’investigatore) che si trovano su una barca nei pressi della catastrofe. L’ avventura comincia…

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Titolo originale:  I Predatori Di Atlantide
Anno: 1983 I Paese: Italia
Regia: Ruggero Deodato
Attori:  Christopher ConnellyGioia ScolaTony King
 

Quando mi trovo a recensire pellicole del genere mi pare di poter scrivere un libro intero su  ognuna di esse per cui mi trovo sempre in difficoltà dato che so bene che il linguaggio del blogger deve essere il meno prolisso possibile. Ora che conoscete il mio disagio posso cominciare. Sicuramente l’ assurdità è il motivo principe per cui questa rarissima perla è rinomata negli ambienti dei cacciatori di trash. Si tratta infatti di un assurdo mix di infinite incoerenze (chiamiamoli pure buchi di sceneggiatura) unito ad un sensatissimo mix di elementi suggestivi che all’ epoca dell’ uscita del film erano vere e proprie tendenze dietro cui il cinema italiano correva in cerca di un tozzo (possibilmente più tozzi) di pane. Negli anni ’80 l’ Italia guardava all’ America più che mai, non c’è affatto da sorprendersi quindi nel ritrovarsi testimoni di un’ overdose di scopiazzature senza alcuna vergogna prese a piene mani dal cinema d’oltre oceano. Per fare alcuni esempi parlo della coppia protagonista nero + protagonista bianco (vedi Arma Letale o Una Poltrona Per Due…), parlo di inoculare dosi massicce di riferimenti alla guerra del Vietnam (al fine di rimandare allo spettatore il blockbuster Apocalypse Now), parlo di elicotteri che rincorrono camion a distanza ravvicinatissima, parlo di riferimenti alla trilogia di Mad Max (motivo per cui il film recensito è spesso annoverato nel filone post apocalittico) parlo di trappole alla Indiana Jones, parlo di civiltà perdute riscoperte e poi subito riperdute. A proposito di Indiana Jones i più affezionati di cinema d’ altri tempi si sono accorti sicuramente della similitudine volutamente sibillina del successo di Steven Spielberg I Predatori Dell’ Arca Perduta. Non è certo questa la cosa di cui ci si dovrebbe sorprendere. A cosa mi riferisco? A chi si nasconde dietro questa creature mostruosamente multiforme. Dovete sapere infatti che dietro al nome di Roger Franklin si nasconde il nostro Monseur Cannibal, ovvero Ruggero Deodato. Si, proprio quello di Cannibal Holocaust. “Ma dai” direte voi “Sarà uno dei suoi primi tentativi” e invece no. Questo film è stato girato ben 3 anni dopo al capolavoro di crudeltà et denunzia (?) che ha reso famoso il nostro caro. I Predatori di Atlantide si colloca infatti esattamente tra Cannibal HolocaustLa Casa Sperduta Nel ParcoInferno In Diretta + Camping Del Terrore. Come è possibile dunque questa boiata nel bel mezzo di film così “riusciti”? Mi sono quindi ricordato che spesso non tutta la colpa è da riversare sul regista, abbiamo infatti alla macchina da scrivere due pezzi da 90 del cinema di genere / trash italiano come Tito Carpi (Alien Degli Abissi, Meglio Baciare un Cobra, Arcobaleno Selvaggio, Copi di Luce, Tentacoli…) e Vincenzo Mannino (Murderock, Cobra MissionLa Dolce Casa Degli Orrori, Un Delitto Poco Comune, L’ Ultimo Squalo…). Ecco, questi due grandi cervelli probabilmente erano ubriachi se non peggio. Vale la pena guardarlo solo per i dialoghi, recitati da un cast completamente a caso dove spicca la timida presenza di Michele Soavi. Buona visione! 

Scritto da Il Guardiano dello Zoo

Grazie a: DD Terzo Canale