NON AVERE PAURA DELLA ZIA MARTA

Trama: La famiglia di Richard Hamilton (Gabriele Tinti) giunge fino alla casa di campagna della zia Marta, al fine di ricongiungersi con la parente da poco dimessa dal manicomio dopo 30 anni di ricovero. Trovano però ad aspettarli Thomas (Maurice Poli) il custode della villa, che annuncerà alla famigliola il dolente ritardo della zia Marta, trattenutasi improvvisamente. I 4 membri della famiglia (moglie e 2 figli) si accasano e aspettano invano la ritardataria zia, fino al momento in cui efferati omicidi iniziano ad essere perpetrati in quella casa di morte.

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Titolo originale: Non Avere Paura della Zia Marta
Anno: 1988  I  Paese: Italia
Regia: Mario Bianchi (accreditato come Robert Martin)
Attori:  Adriana RussoGabriele TintiAnna Maria Placido

Durante il suo periodo di fine carriera, Lucio Fulci si accordò con un produttore cinematografico per una serie di 8 film firmati da lui, tuttavia riuscì a girarne solamente 2: Quando Alice Ruppe lo Specchio e Sodoma’s Ghost e successivamente il film di riciclo Un Gatto Nel Cervello.Tutte e 8 le pellicole vennero poi pubblicate per l’ home video sotto la dicitura “Lucio Fulci Presenta” per chiari fini commerciali. Gli altri 6 film sono opera di altri registi tra cui Mario Bianchi, uno dei tre moschettieri impavidi che si cimentò, tra i ’70 e gli ’80, in una serie quasi infinita di pellicole tra porno e horror, come fu per Andrea Bianchi e Joe D’ Amato. Come non menzionare La Puttana dello Spazio, Francesca: Sinfonia Anale, Una Famiglia per Pene, nonchè l’ ibrido porno/horror La Bimba di Satana? Ma veniamo al film di questa recensione e spendiamo due parole su questa Zia Marta. La trama è una rivisitazione di Psycho il cui tributo esplicito è inserito a metà pellicola durante la scena della doccia, presa pari pari dal capolavoro di Alfred Hitchcock, chiaramente girata molto peggio. Ma spezziamo una lancia in favore della zia. Il film non è proprio da tirata di sciaquone grazie alla mano esperta di Bianchi dietro la macchina da presa. Quello che fa di questo film una mezza cagata, invece, sono gli infiniti errori di sceneggiatura (vedi moglie che esce dalla doccia truccata ad esempio), alcune scene realmente ridicole e i dialoghi insulsi, la musica assillante da Luna Park e ridicoli che spesso non si possono proprio sentire. Una menzione speciale all’ interpretazione di Gabriele Tinti che sfiora i livelli di angoscia maxima che ci ha regalato in Riflessi di Luce. Guardatelo e capirete meglio, comunque vale la pena di riscoprire questa rara chicca perduta di cinema horror italiano che fu.

Scritto da Il Guardiano dello Zoo